Algeria anni 90. La giovane Nedjma, soprannominata “Papicha”, studia francese all’università e sogna di diventare stilista. La sua vita è sconvolta da un’ondata di fondamentalismo religioso che precipita il paese nel caos.
Determinata a non arrendersi al nuovo regime, Nedjma decide di organizzare con le compagne una sfilata dei suoi abiti, che diventerà il simbolo di un’indomita e drammatica battaglia per la libertà.
Note di regia
“Quello che è successo negli anni ’90 in Algeria non è ben noto nel mondo. Di quegli anni di guerra civile i media hanno raccontato gli attentati, i massacri, le autobombe. Io volevo raccontare altro, il combattimento della popolazione, delle donne che continuavano a resistere. È così che ho costruito il personaggio di Nedjma, che resiste a modo suo durante gli anni cupi. È autobiografico nella misura in cui ho vissuto anche io negli anni ‘90 in Algeria, avevo 18 anni, e ho iniziato a scrivere questa storia impregnata di tutta quella cultura, ma anche di quel dramma e di qual trauma. Una maniera di mostrare dall’interno quella gente e quell’Algeria, dentro la città universitaria e dentro le stanze di queste studentesse, per raccontare l’intimo, le amicizie che si creano con il corollario di complicità e umorismo, con la forza identitaria algerina che si opponeva a quello che accadeva fuori della città universitaria, un’oppressione e una crescita graduale verso la violenza”.