One more jump

One more jump

di Emanuele Gerosa

Festa del Cinema di Roma, Annecy Cinéma Italien, Festival dei Popoli del Cinema di Roma, Filmmaker Festival

Anno: 2019

Paese: Italia-Svizzera, Libano

Durata: 81'

Quando Abdallah – fondatore e leader storico
del Gaza Parkour Team – viene invitato in Italia
per partecipare a un workshop, decide di lasciare
la striscia di Gaza per diventare un atleta
professionista in Europa. Oggi, continuamente
alla ricerca di un lavoro, Abdallah guadagna
il minimo per sopravvivere; non ha smesso di
allenarsi, ma la sua nuova vita si è rivelata più
faticosa del previsto, e spesso non ha voglia di
parlare con i suoi vecchi compagni di squadra.
Jehad vive ancora segregato nella Striscia. Ogni
giorno si allena duramente con i membri più
giovani del team. Sa che lo sport è l’unica cosa
che può tener vive le loro speranze. Anche lui
sogna di poter lasciare un giorno quella terra
martoriata. Un giorno Abdallah decide di iscriversi
alla competizione di parkour in Svezia che
tutti loro sognavano, quando erano a Gaza, e
di fare i conti una volta per tutte con la realtà. Negli stessi giorni, Jehad riceve finalmente il
visto che aspettava da anni, e deve decidere se
abbandonare la sua famiglia e il padre malato…
Che cosa sa della libertà, chi è nato in prigione?
E come si diventa uomini liberi, se il prezzo della
libertà è perdere tutto ciò che si amava?

Note di regia

” Il parkour è la disciplina e l’arte di
superare ogni tipo di ostacolo
attraverso la corsa, i salti o l’uso
di movimenti acrobatici; è evidente il collegamento
simbolico molto con la realtà
che le persone affrontano ogni giorno nella
Striscia di Gaza, rinchiusi come sono dentro
alti muri, in una stretta striscia di terra
presa tra il mare e lo stato di Israele, e
dove i posti di controllo sui pochi valichi disponibili
sono chiusi per la maggior parte
del tempo. A Gaza infatti le barriere sono
ovunque e superare ostacoli è parte della
vita quotidiana per i giovani ragazzi della
Striscia, imprigionati in una terra devastata
da una guerra senza fine e dall’occupazione
israeliana. Per loro sfidare il pericolo
rappresenta il modo di riappropriarsi
della terra in cui sono stati relegati, recuperare
la libertà che da sempre è stata loro
negata e mantenere viva la speranza in un
futuro migliore.