Rimini

Rimini

Rimini

di Ulrich Seidl

72^ Berlinale (Concorso), Biografilm

Anno: 2022

Paese: Germania - Austria - Francia

Durata: 114’

Il protagonista Richie Bravo, ex stella della musica tradizionale austriaca, è un attempato cantante che vive in una villa un tempo sontuosa e si esibisce per pochi soldi in tristi alberghetti di Rimini, accogliendo annoiate comitive di anziani e arrotonda come gigolò per alcune spettatrici solitarie, spendendo le residue energie erotiche. Nel frattempo, suo padre si trova in una casa di riposo nel loro paese d’origine in Austria. Una figlia ventenne compare all’improvviso e pretende da lui anni di alimenti non versati alla madre.

Note di regia

“Umanissimo anti-eroe del nostro tempo, Richie Bravo è l’indimenticabile protagonista dell’ultimo capolavoro del Maestro austriaco. Con Rimini Seidl mette in scena personaggi iperbolici che mostrano aspetti della loro sfera emotiva e sessuale, ma anche della sfera etica, con naturale crudezza. In una vertigine d’iper-realismo, il regista solleva il velo da un’umanità sordida ma sincera alla quale non si può addebitare nessuna colpa specifica o nessuna mancanza. L’ambiente umano viene sterilizzato da qualsiasi germe di giudizio morale rendendoci degli spettatori passivi e accondiscendenti, come assorti nella visione di una verità. La Rimini del film di Seidl non è la ridente e rutilante località balneare del nostro immaginario collettivo, ma una fredda teoria di alberghi vuoti che affacciano su un mare in tempesta e su spiagge innevate. Un paesaggio spesso avvolto da una nebbia luminosa che sfuma i contorni desaturando i colori. Unici punti di chiaroscuro a giacere in angoli e strade deserte come oggetti del paesaggio urbano, gruppi di uomini di colore che stanno semplicemente fermi, inerti”.

Rosso di sera | Red Sky At Night

Rosso di sera | Red Sky At Night

Rosso di sera | Red Sky At Night

di Emanuele Mengotti

Biografilm 2022 (Premio Ucca L’Italia che non si vede, Premio del Pubblico)

Anno: 2022

Paese: Italia - USA

Durata: 74’

Las Vegas, città simbolo del Sogno Americano è oggi il luogo ideale per scoprire se il Sogno Americano esiste ancora e come influenza la vita politica e sociale degli americani. Mike, Mindy e Steve cercano di vivere il loro Sogno durante un periodo cruciale della storia americana. Il dottor Mike sta combattendo in prima linea durante la crisi sanitaria; Mindy, ex attrice di B movie, si batte per diventare la candidata politica del Partito Repubblicano in Nevada. Steve, un dandy senzatetto che vive nel sistema di drenaggio sotto la città, si confronta ogni giorno con il pericolo della pioggia incombente. Lo spirito americano del bisogno di libertà, il coraggio e l’affermazione di sé sono incarnati da questi tre personaggi, che intraprendono un viaggio in cui il loro obiettivo personale è l’unica cosa che conta e va perseguito con ogni mezzo. 

Note di regia

“Sono sempre stato affascinato da cosa sia il Sogno Americano e perché sia così potente. Io stesso ho vissuto il sogno americano. Sono nato e cresciuto in Italia e 15 anni fa ho vinto la green card alla lotteria, diventando cittadino americano. Vivevo a Las Vegas e stavo facendo delle ricerche per girare un documentario. Volevo ritrarre l’America in un momento cruciale per il Paese: le elezioni del 2020. Las Vegas non è solo la città che meglio rappresenta quello che è diventato il sogno americano, ma con questa città ho anche un legame personale: la mia ex ragazza lavorava lì in politica, durante le primarie democratiche, e nel 2017 sono sopravvissuto alla strage di Las Vegas, la più grave sparatoria della storia americana contemporanea. Mentre iniziavo a filmare, la pandemia ha colto di sorpresa gli americani, le turbolenze sociali hanno scosso l’intero Paese e tutto questo ha portato a un momento senza precedenti nella storia degli Stati Uniti: la rivolta di Capitol Hill. Ho scelto tre personaggi molto diversi tra loro, che incarnano l’archetipo americano. Tre personaggi che stanno combattendo tre diverse battaglie riunite sotto lo stesso cielo (…) Il sogno americano e i suoi valori trasformeranno questi personaggi: alcuni diventeranno eroi, altri antieroi, mentre ci sarà chi sarà schiacciato e spazzato via dallo stesso sogno”.

Re granchio

Re granchio

Re Granchio

di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

74^ Festival di Cannes (Quinzaine des Réalisateurs), Annecy Cinéma Italien (Premio Miglior Film), Torino Film Festival, Globo d’Oro (Premio Migliore Fotografia)

Anno: 2021

Paese: Italia - Francia - Argentina

Durata: 105’

Italia, giorni nostri. Alcuni vecchi cacciatori ricordano insieme la storia di Luciano. Tardo Ottocento, Luciano è un ubriacone che vive in un borgo della Tuscia. Il suo stile di vita e la sua ribellione al dispotico principe locale lo hanno reso un reietto per il resto della comunità. In un estremo tentativo di proteggere dal principe la donna che ama, Luciano commette un atto scellerato che lo costringe a fuggire in esilio nella Terra del Fuoco. Qui, la ricerca di un mitico tesoro, al fianco di marinai senza scrupoli, si trasforma per lui in un’occasione di redenzione. Ma la febbre dell’oro non può seminare che tradimento, avidità e follia in quelle terre desolate.

Note di regia

“Re Granchio nasce da un racconto che abbiamo sentito in una casina di caccia di un piccolo paese della Tuscia, ritrovo abituale dei cacciatori della zona, dove si mangia, si beve e ci si racconta storie. Ogni nuova storia raccontataci dai cacciatori aveva un respiro più ampio della precedente, ma allo stesso tempo molti meno dettagli. Quella di Luciano cominciava a Vejano e finiva in Sudamerica, nella Terra del Fuoco. Tuttavia avevamo poche informazioni sul personaggio e sull’epoca a cui risalivano i fatti. Ancora meno erano le notizie sul suo arrivo in America. Abbiamo dovuto immaginare quasi tutto. Forse è per questo che abbiamo progressivamente abbandonato il documentario per la finzione. Ricercando tra i passeggeri delle navi dirette in Argentina c’era un omonimo: avrebbe potuto essere il nostro Luciano. Siamo andati a nostra volta nella Terra del Fuoco e lì abbiamo trovato un mondo ricchissimo di storie e fantasiose avventure di emigrati italiani. Il nostro obiettivo era far sì che, nella parte argentina del film, la storia di Luciano portasse in sé qualcosa di quelle storie di migrazione”.

Piccolo corpo

Piccolo corpo

Piccolo corpo

di Laura Samani

74^ Festival di Cannes - Semaine de la Critique, Toronto International Film Festival, Globo d’Oro - Premio Miglior Film d’Esordio

Anno: 2021

Paese: Italia - Francia - Slovenia

Durata: 89’

Italia, 1900. La giovane Agata perde sua figlia alla nascita. Secondo la tradizione cattolica, l’anima della bambina è condannata al Limbo. Agata sente parlare di un luogo in montagna, dove i neonati vengono riportati in vita per un solo respiro, per battezzarli e salvare la loro anima. Intraprende il viaggio con il corpicino di sua figlia nascosto in una scatola e incontra Lince, un ragazzo solitario che si offre di aiutarla. Partono per un’avventura che permetterà ad entrambi di avvicinarsi al miracolo.

Note di regia

“La pratica di far resuscitare i putti era ovviamente mal vista dalla Chiesa, perché considerata abuso di sacramento e paragonabile alla stregoneria. Agata affronta un viaggio ai confini di ciò che non conosce, abbandonando le proprie radici, rischiando di perdere sé stessa e la propria vita. Il suo desiderio cosciente è dare un nome a sua figlia per poi potersene separare, ognuna fattasi entità distinta. Ma in realtà questo viaggio è un modo per prolungare quella condizione di simbiosi che Agata aveva condiviso per mesi con sua figlia, una sorta di continuazione della gravidanza, in cui il ventre si sposta metaforicamente sulla schiena, divenendo il peso che porta sulle spalle. Il suo viaggio è fisico, ma diventa trascendentale”.

Margini

Margini

Margini

di Niccolò Falsetti

79^ Festival Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Settimana Internazionale della Critica)

Anno: 2022

Paese: Italia

Durata: 91’

Grosseto, 2008. Edoardo, Iacopo e Michele sono i giovani membri di un gruppo punk. Stanchi di suonare tra sagre e feste dell’Unità, hanno finalmente l’occasione di riscattarsi aprendo la data bolognese dei Defense, famosa band punk hardcore americana. Quando il concerto viene annullato, i tre non si danno per vinti: se non possono andare a Bologna a suonare con i Defense, allora saranno i Defense a venire a Grosseto. Il piano, però, si rivela più difficile del previsto: i paradossi della vita di provincia trasformano ogni dettaglio in un problema insormontabile, mettendo in discussione la riuscita dell’impresa ma soprattutto ciò a cui i tre tengono di più: la loro amicizia.

Note di regia

“Avete presente quando si torna da un concerto con ancora tutto il casino in testa? Noi si tornava da Roma, da Firenze, da Bologna ancora carichi dalla sera prima, per il pogo e per la band che aveva suonato e non vedevamo l’ora di chiuderci in sala prove per scrivere quel nuovo pezzo di cui s’era chiacchierato in viaggio. Poi si scendeva dal treno, uscivamo nel piazzale della stazione di Grosseto e intorno a noi c’era quella strana, disturbante, tranquillità. E la sensazione che non sarebbe mai successo niente. Questo è stato il punk per noi. La provincia aveva deciso che non saremmo stati i punk ribelli, i duri di strada di Londra, New York o Berlino. Quelli andavano bene per le nostre t-shirt, per le copertine dei dischi che compravamo, per i poster che riempivano le nostre camere. Abbiamo visto in questo spiraglio un potenziale narrativo enorme: da un lato è l’occasione per parlare della nostra generazione attraverso uno sguardo inedito. Dall’altro c’è la provincia, con tutto il suo enorme coefficiente di immedesimazione e la sua poetica. E, soprattutto, c’è il contrasto fra queste due dimensioni. Ecco, Margini è la storia di questo contrasto”.

Marcia su Roma

Marcia su Roma

Marcia su Roma

di Mark Cousins

79^ Festival Internazionale d’Arte Cinematografica Venezia - Giornate degli Autori

Anno: 2022

Paese: Italia

Durata: 97’

Con raro materiale d’archivio e con il suo caratteristico stile narrativo, Mark Cousins racconta l’ascesa del fascismo in Italia e il suo espandersi in Europa negli anni Trenta. In Marcia su Roma, che è al tempo stesso un film saggio e un documento storico, il regista contestualizza la storia osservando il mondo contemporaneo, mostrando un paesaggio politico oggi caratterizzato da un’inquietante estrema destra e un uso manipolatorio dei media.

Note di regia

“La politica di estrema destra è presente in molti luoghi. Sono cresciuto nell’Irlanda del Nord degli anni Settanta, i nostri anni di piombo, quelli dei disordini politici e settari. Era un periodo di guerra a bassa intensità – ribattezzata The Troubles – , ed era anche un periodo in cui il governo britannico operava in clandestinità con i paramilitari di estrema destra per reprimere il movimento per i diritti civili. Le insidie della destra, perciò, hanno sempre fatto parte della mia vita. All’inizio degli anni Novanta ho co-diretto un film, Another Journey by Train, in cui cercavo di smascherare l’estrema destra in Francia, Scozia, Austria e Germania. Insomma, è un argomento che ha attraversato gran parte della mia carriera e il centenario della Marcia su Roma era una buona occasione per tornarvi”.

Let’s kiss

Let’s kiss

Let's kiss | Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile

di Filippo Vendemmiati

Premio “Nastri d’Argento” - Cinema del Reale, Festa del Cinema di Roma - “Alice nella Città”, Italian Film Festival Berlin (Premio Miglior Film)

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 83’

Il film è incentrato sulla figura di Franco Grillini, bolognese, classe 1955, figlio di contadini laureato in pedagogia, uomo politico e gay tardivo, da sempre impegnato nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili LGBT. Attraverso il racconto in presa diretta fatto dal protagonista, il biopic, con tono leggero e materiale documentale inedito, ricostruisce oltre trent’anni di storia politica e testimonia una lotta dura e gentile nel nome della dignità e dell’uguaglianza.
Un viaggio anche sentimentale lungo i luoghi della vita: dalla casa natale in campagna all’università, dalle vecchie sedi di partiti scomparsi fino al Parlamento, passando per le strade e le piazze dei Gay Pride, da Roma a New York. Le tappe di Franco Grillini scandiscono lotte e conquiste, ma anche l’evoluzione dell’approccio sociale e dei media ad un tema che ancora oggi, pur riguardando milioni di persone, resta fortemente divisivo quando non ignorato.

Note di regia

“Conosco Franco Grillini da più di 40 anni, da quando ventenni condividevamo in una piccola organizzazione della sinistra, la stessa passione e lo stesso impegno politico. Alcuni anni dopo me lo ritrovai tra i fondatori nazionali dell’Arcigay, io che nella stessa associazione, l’Arci, mi occupavo di cinema e come tanti allora – il pregiudizio era ovunque molto radicato – mi dissi: «Ma come? Non ci posso credere». Negli anni abbiamo percorso strade parallele, seguendoci sempre a distanza con grande stima e interesse reciproco. Lui e le sue battaglie di libertà, io e il mio lavoro così tormentato di “giornalista-regista”. Franco è una persona colta, un oratore formidabile dotato di vero carisma, sa usare l’ironia e la provocazione, ha una memoria formidabile, ma soprattutto è uno che ci crede”.

Brotherhood

Brotherhood

Brotherhood

di Francesco Montagner

74^ Locarno Film Festival (Pardo d’Oro - “Cineasti del Presente”), Festa del Cinema di Roma - “Alice nella Città”

Anno: 2021

Paese: Italia - Repubblica Ceca

Durata: 97’

Jabir, Usama e Uzeir, sono tre giovani fratelli bosniaci, nati in una famiglia di pastori. Sono cresciuti all’ombra del padre, Ibrahim, un predicatore islamista severo e radicale. Quando Ibrahim viene condannato a due anni di carcere per terrorismo, i tre fratelli vengono improvvisamente lasciati soli. La temporanea sospensione degli ordini e dei comandamenti del padre cambia drasticamente la loro vita. I fratelli esplorano la loro libertà appena acquisita nel difficile viaggio per diventare uomini. Crescere non è mai stato più intimo ed estenuante: mentre lottano, combattono e si affrontano, vediamo le loro identità distinte che si sviluppano davanti ai nostri occhi.

Note di regia

“Brotherhood non è solamente un romanzo di formazione: è un’indagine su cosa significa diventare uomini, con la capacità di accettare di deludere chi ci ha cresciuto, se questo significa poter diventare la persona che si vuole essere. Imparare a lasciar andare l’infanzia e l’adolescenza per diventare adulti, con tutte le sofferenze e i sacrifici che comporta. In questo contesto patriarcale, il ruolo del padre ha un significato molto forte per un adolescente che ha bisogno di una guida per crescere. È una storia intima e universale sulla mascolinità, la ricerca di un’identità e la necessità di affrontare la scomoda presenza di un padre-padrone”.

Il legionario

Il legionario

di Hleb Papou

74^ Locarno Film Festival (Premio alla Migliore Regia - “Cineasti del Presente”), Annecy Cinéma Italien, Festa del Cinema di Roma

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 81’

Puoi fare finta di niente, ma in questo momento a Roma si sta consumando una battaglia. Migliaia di persone disperate sono costrette a occupare palazzi inabitati per rivendicare il diritto ad avere un tetto sopra la testa. Le forze dell’ordine hanno il dovere di tutelare la legge e di impedire che questo avvenga. Daniel, nato a Roma da genitori africani, è cresciuto in un palazzo occupato. Molti anni fa ha deciso di andarsene per farsi una nuova vita ma adesso è costretto a ritornare. Questa volta, però, in divisa da poliziotto del Primo Reparto Mobile della Polizia di Stato. La sua missione è sgomberare il palazzo in cui ancora vivono sua madre e suo fratello, che intanto è diventato il leader degli occupanti. Daniel, celerino tra gli occupanti e occupante tra i celerini, deve scegliere: restare fedele al suo corpo di polizia o salvare la propria famiglia dallo sgombero.

Note di regia

“L’ idea nasce da un’immagine che mi era venuta in mente, che è quella di un celerino nero. Partendo da quell’immagine, ho sviluppato la storia decidendo di ambientarla dentro i palazzi occupati romani, girandola e ambientandola in un palazzo in particolare che si trova nel quartiere Esquilino, un quartiere centrale e quindi anche borghese. Ecco perché non è un film di periferia. Avevo una forte esigenza di raccontare questa storia andando oltre gli stereotipi, il pietismo, la retorica, il buonismo. Avevo l’esigenza di urlare che l’attualità italiana è questa”.

La macchina delle immagini di Alfredo C.

La macchina delle immagini di Alfredo C.

La macchina delle immagini di Alfredo C.

di Roland Sejko

78^ Festival Internazionale d’Arte Cinematografica Venezia - Orizzonti Extra

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 76’

Aprile 1939. L’Italia fascista occupa l’Albania. Migliaia di operai, coloni e tecnici italiani vengono trasferiti nel paese. Novembre 1944, l’Albania è liberata. Il nuovo regime comunista chiude i confini e pone all’Italia decine di condizioni per il rimpatrio dei suoi concittadini. Nel 1945 in Albania si trovano trattenuti 27.000 italiani tra reduci e civili. Tra di loro c’è anche un operatore cinematografico. Alfredo C., operatore della propaganda fascista, ha girato per cinque anni l’Albania con la sua cinepresa. Prima, per quasi un ventennio, ha immortalato la grande macchina del regime. Ora, per uno scherzo del destino, ad Alfredo è richiesto di lavorare per la propaganda comunista. Chiuso nel suo magazzino, circondato da migliaia di pellicole, Alfredo rivede su una vecchia moviola quello che ha girato.

Note di regia

“La 
storia degli italiani trattenuti in Albania dal regime comunista è quasi dimenticata; la chiave per raccontare è arrivata, come spesso succede, per caso. Quando, tra i documenti dell’Archivio Centrale d’Albania, in una richiesta di rimpatrio ho notato un nome che conoscevo: era l’operatore dell’Istituto Nazionale Luce. La sua storia, intrecciata con le immagini e le storie di altri, dava l’occasione per elaborare alcuni temi: l’onnipresenza e le tecniche della propaganda, l’incombenza degli eventi storici sui destini personali, la responsabilità della folla e quella dei singoli. E una riflessione sulla responsabilità – di oggi, come di ieri – di chi produce immagini, e di chi le vede”.