L’uomo Che Vendette La Sua Pelle

L’uomo Che Vendette La Sua Pelle

di Kaouther Ben Hania

Venezia 77 (Selezione ufficiale – Orizzonti)

Anno: 2020

Paese: Tunisia - Francia – Belgio –Svezia - Germania

Durata: 100’

Sam Ali, un giovane siriano sensibile e impulsivo, fugge dalla guerra lasciando il suo paese per il Libano. Per poter arrivare in Europa e vivere con l’amore della sua vita, accetta di farsi tatuare la schiena da uno degli artisti contemporanei più intriganti e sulfurei del mondo. Trasformando il proprio corpo in una prestigiosa opera d’arte, Sam finisce per rendersi conto che la sua decisione potrebbe non significare la libertà.

Note di regia

“Il progetto è nato dall’incontro di due mondi. Il mondo dell’arte contemporanea, e in particolare l’opera dell’artista belga Wim Delvoye, e il mondo dei rifugiati politici, in particolare i rifugiati siriani che devono combattere con documenti e permessi di soggiorno… Mi sono chiesta: “Cosa accadrebbe se… un artista famoso offrisse a un rifugiato di diventare una sua opera per ottenere la libertà di movimento?” Così è nato il viaggio di Sam Ali: un giovane rifugiato pieno di passione gettato in un mondo cinico. Un uomo normale costretto a un’avventura straordinaria. Il film è anche una storia d’amore in cui il protagonista, separato dalla donna che ama, perde la dignità – e la pelle – per cercare di raggiungerla. E ancora, cosa significa essere liberi quando il gioco è truccato, quando non si ha la possibilità di scegliere? The Man Who Sold His Skin è un’allegoria sulla libertà personale in un sistema iniquo e tratta l’ampio spettro di significati legati ai problemi del nostro mondo reale”.

DOVE VEDERLO

Green Pine House, Benevento - 21 dicembre 2021 - h. 20:30

Disco Ruin

Disco Ruin – 40 Anni Di Club Culture Italiana

di Lisa Bosi, Francesca Zerbetto

Festa del Cinema di Roma

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 91’

Un viaggio visionario, l’ascesa e il declino dell’Italia del clubbing, raccontati dai protagonisti di questa storia, tra notti in autostrada e afterhours che divorano il giorno.
Quattro generazioni che vogliono essere “messe in lista” per entrare in questi luoghi di aggregazione e di perdizione, dove non conta che cosa fai di giorno, ma solo chi interpreti durante la notte.
Quarant’anni in cui la discoteca ha prodotto cultura, arte, musica e moda.
Questa è la storia del Piper, dell’Altromondo, della Baia degli Angeli, del Cosmic, dell’Histeria, del Plastic, del Kinki, dell’Ethos, del Diabolik’a, del Cocoricò, dell’Insomnia, del Tenax…

Note di regia

“Disco Ruin nasce dalla fascinazione evocata dalle rovine di centinaia di discoteche abbandonate in tutta Italia. Le “cattedrali del divertimento” sono state i più potenti luoghi di aggregazione per diverse generazioni. Hanno spostato migliaia di persone di tutte le classi sociali su e giù per l’Italia. Questa storia parte dagli albori, dalle balere, dai night degli anni ’60, dalle prime discoteche degli anni ’70, per poi focalizzarsi sugli anni ’80 e i ’90. Nessun altro luogo riesce meglio a concentrare più arti insieme: le discoteche calamitavano e lanciavano tutte le nuove tendenze. Le testimonianze di chi l’ha vissuta, di chi ci ha suonato, di chi ne è stato il protagonista. Storie che raccontano le trasformazioni della nostra società nelle sue ore di svago ed eccessi, in ambienti in cui le classi sociali si mescolano. Momenti in cui la libertà di esprimere il corpo, la sessualità, l’individualità e la creatività sono leciti, quasi necessari. Luoghi magici e di perdizione, di alienazione, in cui attraverso liturgie di gruppo celebravano riti collettivi quasi tribali risvegliando istinti primordiali: la danza, la musica, l’incontro tra i sessi. Il film racconta un’Italia che non esiste più e che in molti non si sono accorti che sia mai esistita”.

DOVE VEDERLO

Castello Medievale, Guardia Sanframondi - 28 dicembre 2021 - h. 19:00

Querido Fidel

Querido Fidel

di Viviana Calò

Festival: Bif&st – Bari International Film Festival

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 91’

Emidio, un socialista tanto appassionato da aver trasformato casa sua in una roccaforte del Socialismo Reale, scrive a Fidel Castro regolari rapporti sul suo esperimento e riceve sempre una puntuale risposta. In famiglia la moglie Elena e la nipotina Celia appoggiano con amore la sua battaglia. Ma il figlio Ernesto è la dolorosa spina nel fianco: è un devoto del sogno americano. Sono gli albori di una nuova era e mentre il mondo festeggia la fine della Guerra Fredda, nella famiglia Tagliavini imperversa la battaglia.

Note di regia

“L’idea centrale di Querido Fidel è molto semplice: che succederebbe se un uomo decidesse di vivere il proprio quotidiano secondo i suoi ideali, fino in fondo, abbandonando le comodità del pensiero astratto? Questo è Emidio, il Comandante, il sognatore, il picchiatello, che vive l’eterno conflitto tra la propria ideologia e la realtà con cui è costretto a confrontarsi tutti i giorni. Questo contrasto si amplifica maggiormente nelle differenze tra generazioni: quella di Emidio, cresciuta a “pane e rivoluzione” e quella di Ernesto, suo figlio, mal cresciuta nel mito del consumo e nell’arroganza del capitalismo. La società non riconosce né comprende più il sogno o l’ideale come parte del pensiero umano. Lo consente fino a quando resta nei limiti dell’irraggiungibile, lo circoscrive in uno schema semplice e chiaro definendolo utopia, in qualche caso addirittura pazzia, e così lo esclude, lo emargina. In questo modo ogni pensiero critico è destinato ad incontrare una terra sterile intorno a sé, e così o si arrocca ostinato nella propria incomunicabilità o più semplicemente si spegne”.

DOVE VEDERLO

Teatro “Il piccolo”, Battipaglia - 20 dicembre 2021 - h. 20:30
Associazione Bandiera Bianca, Contursi Terme - 29 dicembre 2021 - h. 20:30

Punta Sacra

Punta Sacra

di Francesca Mazzoleni

Festival: Visions du Réel (Miglior Film), Festa del Cinema di Roma – Alice nella Città

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 94’

L’ultimo triangolo di spazio abitabile alla foce del Tevere: le persone che ci vivono lo chiamano Punta Sacra. Il documentario racconta la vita della comunità dell’Idroscalo di Ostia, oggi composto da 500 famiglie. Su tutte, quella di Franca, a capo di una famiglia completamente al femminile, narratrice e motore delle storie che rendono vivo quel lembo di terra.
Un racconto fra realismo e proiezioni nell’immaginario, fra nostalgia ed inevitabile pragmatismo. E un desiderio su tutto: poter continuare a vivere in quel luogo, che per loro è casa.

Note di regia

“L’intento era quello di raccontare l’altro lato di un luogo complesso: l’ultima borgata autocostruita della mia città. Un pezzo fondamentale della storia di Roma. Un’idea di vita comunitaria alla quale non siamo più abituati. Un luogo che invece per decenni è stato associato solo alla morte di Pasolini, al degrado e ai racconti cinematografici di criminalità. Al centro di Punta Sacra ci sono vite al limite, come il luogo che le ospita. Libertà, precarietà, lotta, resilienza e riscatto sono i temi che le animano. Il rischio di demolizione, la forza distruttrice della natura e il mondo degli interessi commerciali, sono le ombre che circondano e si contendono questa fragile terra. La risposta della comunità a questa stretta di incertezze e pericoli è però una forza vi tale: feste continue, amori, liti, celebrazioni per colmare i vuoti lasciati dalle case abbattute. Punta Sacra parla di appartenenza e di un enorme desiderio di riscatto, parla di una comunità che non si piange addosso ma che celebra la vita.”.

 

DOVE VEDERLO

Associazione Textures, Airola - 17 dicembre 2021 - h. 20:30

Non conosci Papicha

Non conosci Papicha

di Mounia Meddour

Festival: Cannes 2019 (Un Certain Regard)

Anno: 2019

Paese: Algeria - Francia - Belgio - Qatar

Durata: 105’

Algeria anni 90. La giovane Nedjma, soprannominata “Papicha”, studia francese all’università e sogna di diventare stilista. La sua vita è sconvolta da un’ondata di fondamentalismo religioso che precipita il paese nel caos.
Determinata a non arrendersi al nuovo regime, Nedjma decide di organizzare con le compagne una sfilata dei suoi abiti, che diventerà il simbolo di un’indomita e drammatica battaglia per la libertà.

Note di regia

“Quello che è successo negli anni ’90 in Algeria non è ben noto nel mondo. Di quegli anni di guerra civile i media hanno raccontato gli attentati, i massacri, le autobombe. Io volevo raccontare altro, il combattimento della popolazione, delle donne che continuavano a resistere. È così che ho costruito il personaggio di Nedjma, che resiste a modo suo durante gli anni cupi. È autobiografico nella misura in cui ho vissuto anche io negli anni ‘90 in Algeria, avevo 18 anni, e ho iniziato a scrivere questa storia impregnata di tutta quella cultura, ma anche di quel dramma e di qual trauma. Una maniera di mostrare dall’interno quella gente e quell’Algeria, dentro la città universitaria e dentro le stanze di queste studentesse, per raccontare l’intimo, le amicizie che si creano con il corollario di complicità e umorismo, con la forza identitaria algerina che si opponeva a quello che accadeva fuori della città universitaria, un’oppressione e una crescita graduale verso la violenza”.

 

DOVE VEDERLO

Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis”, Avellino - 16 dicembre 2021 - h. 9:30
Associazione Textures, Airola - 16 dicembre 2021 - h. 20:30

Le sorelle Macaluso

Le sorelle Macaluso

di Emma Dante

Festival: Venezia 77 (Selezione ufficiale - Concorso)

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 89’

Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.

Note di regia

“Il film è diviso in tre capitoli, ognuno dei quali corrisponde a un’età delle cinque sorelle protagoniste: l’infanzia, l’età adulta, la vecchiaia. Le sorelle sono interpretate da dodici attrici, come se a ognuna che resiste fino alla vecchiaia dovessero corrispondere una discontinuità e una mutazione nel corpo e nel volto. Ed è l’amore delle sorelle tra loro e per la casa in cui vivono che tiene in vita la loro intera esistenza, come fosse un unico organismo vivente a prescindere dalla morte fisica di alcune di loro. Le sorelle Macaluso è un film sul tempo. Sulla memoria. Sulle cose che durano. Sulle persone che restano anche dopo la morte. È un film sulla vecchiaia come traguardo incredibile della vita”.

 

DOVE VEDERLO

Cinema Partenio, Avellino - 15 dicembre 2021 - h. 20:30
Associazione Marea, Salerno - 18 dicembre 2021 - h. 19:00

Spin Time – Che fatica la democrazia!

Spin Time - Che fatica la democrazia!

di Sabina Guzzanti

Festival: Venezia 78 – Giornate degli Autori

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 92’

Il protagonista del racconto è un palazzo occupato di 17mila metri quadri, famoso per l’intervento dell’elemosiniere del Papa, in cui è in atto un esperimento politico e sociale. Ci sono delle votazioni che vengono continuamente rimandate e c’è uno spettacolo con regole e finalità del tutto particolari. Questi due plot interagiscono fra loro in modo inaspettato, anche per chi ha pensato il film, e consentono di conoscere una realtà di cui mai avremmo immaginato l’esistenza, che sembra insieme lontana e tanto familiare.

Note di regia

“Uno slogan per pubblicizzare Spin Time potrebbe essere “i poveri come non li avete mai visti”. La voce narrante, molto personale, porta lo spettatore a fare un’esperienza simile a quella dell’autrice, che nel realizzarlo ha visto dissolversi molti dei suoi pregiudizi. I 450 occupanti di Santa Croce, che all’inizio percepiamo come una massa infelice e aliena, diventano sempre più simili a noi. Una realtà parallela che ci ricorda il nostro condominio o il parlamento. Il mondo degli invisibili, quelli colpiti dalla sventura che scansiamo come se potesse essere contagiosa, qui non si presentano come vittime, ma nel tentativo encomiabile per quanto spesso fallimentare, di vivere in modo dignitoso, riconoscendosi come soggetto politico e capace di esprimere una propria cultura. E il tema principale del film riguarda proprio la funzione della cultura in una democrazia”.

 

DOVE VEDERLO

Teatro Il Piccolo, Battipaglia - 13 dicembre 2021 - h. 20:30

Petit Maman

Petit Maman

di Céline Sciamma

Festival: Berlinale 2021, Telluride Film Festival, Toronto International Film Festival

Anno: 2021

Paese: Francia

Durata: 72’

Petite Maman ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion…

Note di regia

“L’idea del film è molto semplice: l’incontro e l’amicizia tra una bambina e sua madre da piccola. È un’idea che ho esplorato come se possedesse un qualche potere magico, perché ognuno può giocarci, immaginando la propria versione della storia e reinventando questo rapporto: si innesca così un processo interiore senza limiti, un viaggio nel tempo che non ha bisogno di una macchina. Anche per questo motivo, il film non è collocato in un’epoca precisa e i bambini di oggi come quelli che lo sono stati negli anni Cinquanta o negli Ottanta, possono identificarsi senza problemi, trasformando Petite Maman in un’esperienza condivisa tra gli adulti e i più piccoli.
Il punto di vista dei bambini è stato al cuore di ogni decisione che ho preso durante la realizzazione. Quando ero incerta su una scelta da fare durante le riprese mi chiedevo: “Che farebbe Miyazaki?”. E alla fine la bilancia pendeva sempre dalla parte dei bambini. Questo non vuol dire che abbia scelto le soluzioni più facili, anzi: spesso ha significato fare la scelta più poetica e radicale”.

 

DOVE VEDERLO

Cinema Partenio, Avellino - 12 dicembre 2021 - h. 21:30

Il ragazzo più bello del mondo

Il Ragazzo Più Bello Del Mondo

di Kristina Lindström, Kristian Petri

Festival: Sundance, CPH DOCS, Hot Docs, Pesaro Film Festival

Anno: 2021

Paese: Svezia

Durata: 93’

Nel 1970, il regista Luchino Visconti intraprende un lungo viaggio alla ricerca dell’interprete perfetto per il suo ultimo lavoro, tratto dal romanzo di Thomas Mann, “Morte a Venezia”. A Stoccolma, il cineasta milanese scopre Björn Andrésen, un timido ragazzo 15enne, destinato ben presto a diventare una star internazionale. Sarà, per il giovane, l’inizio di una turbolenta adolescenza divisa tra Londra, Cannes, Venezia e perfino il Giappone. A distanza di 50 anni dalla première del capolavoro di Visconti, Björn si racconta in un documentario intimo e personale svelando la sua storia fuori dal set.

Note di regia

Il ragazzo più bello del mondo è una storia sull’ossessione per la bellezza, sul desiderio e sul sacrificio di un ragazzo la cui vita è stata stravolta per sempre dopo che il regista Luchino Visconti lo proclamò “il più bel ragazzo del mondo”. Ma chi era in realtà Björn Andrésen? e cosa gli è successo? Questa è la storia del film che gli ha distrutto la vita, ma anche una storia di segreti di famiglia e della ricerca della verità. Abbiamo lavorato su questo documentario per più di 5 anni, seguendo le tracce di Andrésen dettagliatamente, abbiamo cercato con lui di scoprire la verità riguardo la morte della madre e l’identità del padre, intervistando parenti stretti e consultando archivi. Il materiale d’archivio a disposizione è stato fondamentale e si è rivelato essere una vera e propria chicca. La base di tutto è stata la fiducia, il coraggio e la voglia di Björn di raccontare la sua vita. Questa non è una vicenda facile. E’ una storia avvincente. Questo è un documentario con molti strati, una sorta di scatola cinese.”

 

DOVE VEDERLO

Associazione Marea, Salerno - 11 dicembre 2021 - h. 19:00

Then & Now

Then & Now

di Giulia Tata, Antonio Torrisi

Anno: 2018

Paese: Italia

Durata: 19’

In un futuro distopico, alieni in fuga da un pianeta distrutto hanno invaso pacificamente la Terra, presentandosi come portatori di progresso e nuove tecnologie e ottenendo da subito piena collaborazione da parte degli esseri umani. Afel, un ragazzo terrestre senza patria ne radici, nel suo vagabondare per il mondo è testimone di come la razza umana si sia fatta progressivamente soggiogare e ridurre in schiavitù in nome di un progresso che ha finito col distruggere il pianeta e il suo ecosistema. Coinvolto suo malgrado nelle proteste e nei successivi scontri tra umani e alieni, Afel prenderà infine la decisione di schierarsi e combattere per la salvezza dell’umanità. 

PREMIO CESARE ZAVATTINI

Introduzione

Il Premio Cesare Zavattini viene da lontano: a lungo si è discusso in seno alla Fondazione Aamod su come favorire i giovani nell’accesso e nel riuso del patrimonio filmico conservato negli archivi. Il progetto che ne è scaturito ha poi assunto una sua identità peculiare, fondendo la dimensione formativa con quella produttiva. La formula, già presente nella prima edizione del 2016, si è via via consolidata nelle successive. Al Premio possono concorrere, dunque, attraverso un bando pubblico, giovani film-maker professionisti e non, di qualsiasi nazionalità, di età compresa tra i 18 e i 35 anni: basta presentare il progetto di un cortometraggio documentario, della durata massima di 15 minuti, che preveda l’utilizzazione anche parziale del materiale filmico della Fondazione Aamod, degli archivi partner o di altri archivi. Tra i progetti pervenuti, una Giuria composta da cinque importanti personalità del cinema italiano sceglie i progetti finalisti, i cui autori hanno la possibilità di partecipare a incontri formativi e di sviluppo guidati da affermati professionisti. Al termine, la stessa Giuria seleziona tra i finalisti tre progetti vincitori che, oltre a utilizzare liberamente, con licenze Creative Commons, il materiale filmico dell’Aamod e degli archivi partner, ricevono servizi gratuiti di supporto per la realizzazione dei cortometraggi e la somma di 2.000 euro per ciascun progetto realizzato.

L’iniziativa intende stimolare e premiare l’originalità, la sperimentazione, anche il ‘tradimento’ o il rimescolamento dei generi, in particolare nel riuso del cinema d’archivio. Non a caso è intitolata a Cesare Zavattini (scrittore, sceneggiatore, regista, giornalista, pittore, animatore culturale), uno dei padri del neorealismo italiano, ma anche sostenitore instancabile del cinema come libero, multiforme, creativo, irriverente strumento di conoscenza del reale in tutti i suoi aspetti.

Tutte le informazioni sul sito
www.premiozavattini.it