Sul sentiero blu

Sul sentiero blu

Sul sentiero blu

di Gabriele Vacis

Anno: 2022

Paese: Italia

Durata: 90'

Un gruppo di giovani autistici, insieme ai loro medici ed educatori, percorrono oltre 200 km a piedi in 9 giorni sull’antica via Francigena. Un cammino di crescita, tra fatica e divertimento, in cui affrontano ed imparano a gestire emozioni e difficoltà grazie a specifici programmi abilitativi per sviluppare le competenze sociali. Oltre che scientifica, si è trattata quindi di un’esperienza profondamente umana volta a migliorare le relazioni delle persone autistiche. I partecipanti devono infatti adattarsi al nuovo ambiente e cercare un modo per convivere, alla scoperta della loro indipendenza.

Working Title Film Festival

Working Title Film Festival

Promosso da LIES – laboratorio dell’inchiesta economica e sociale

Working Title Film Festival nasce a Vicenza nel 2016 per dare visibilità alla produzione audiovisiva indipendente che racconta con sguardi e linguaggi originali il mondo del lavoro e i molteplici temi che con esso si intrecciano.

L’obiettivo è dare visibilità alle opere audiovisive ai margini della distribuzione ufficiale e mainstream, al cinema emergente, creando una rete fra filmmaker indipendenti e pubblico.

Il festival vuole portare uno sguardo contemporaneo sui nuovi modelli e condizioni del lavoro, evidenziando non solo gli aspetti negativi, legati alla precarietà, alla frammentazione e alla riduzione dei diritti, ma anche le possibilità creative.

GUARDA QUI

Density of air

Sooin Cho

Sec Rouge

Kate Tessa Lee, Tom Schön

Since we are here

Mercedes Azpilicueta, Jacco van Uden, Céline Berger

Watna

Lorenzo Casali, Micol Roubini

Tick

Fabienne Priess and Levin Tamoj

O último fecha a porta / The last one out turns off the lights

Claire Roggan

Il giardino

Francesca Bertin

“Il cinema che non si vede” torna in Campania per la sua terza edizione

Il cinema che non si vede

Dall’11 al 30 dicembre, 16 appuntamenti sul tema “Sguardi, sogni e ricordi al femminile”

Torna per la terza edizione Il cinema che non si vede, rassegna cinematografica realizzata da Ucca (Unione dei Circoli Cinematografici Arci, associazione nazionale di promozione della cultura cinematografica riconosciuta dal MiC – Ministero della Cultura) con il contributo della Regione e della Film Commission Regione Campania (L. 30/2016), con il supporto di Arci Nazionale e la collaborazione di numerosi partner sparsi tra le province di Avellino, Benevento e Caserta.
 
Dopo l’ultima edizione, quella dello scorso dicembre, che ha dovuto svolgersi interamente online, finalmente si torna nelle sale cinematografiche, con un triplice obiettivo: raggiungere comuni della Campania in cui la presenza di sale e di attività cinematografiche è estremamente ridotta o addirittura assente, presentare opere di qualità di livello internazionale, che hanno trovato poco spazio nelle sale italiane, e contribuire ad alimentare, con una importante offerta culturale, il circuito associativo di Arci e Ucca in Campania, provato da quasi un anno di fermo delle proprie attività.
 
Salerno, Avellino, Battipaglia, Airola, Benevento, Guardia Sanframondi, Contursi Terme sono i 7 comuni nei quali si svolgeranno complessivamente 16 appuntamenti nel mese di dicembre, il cui filo conduttore sarà “Sguardi, sogni e ricordi al femminile”, per consentire la giusta visibilità alle opere di registe donne, in un mondo del cinema ancora dominato dal maschile, e valorizzare la ricchezza artistica offerta dallo sguardo femminile, dopo le recenti affermazioni nelle principali manifestazioni cinematografiche internazionali di autrici come Chloé Zhao, Audrey Dywam, Julia Ducournau.
 
La scelta dei 9 lungometraggi è variegata e propone anche alcune anteprime assolute in Campania, come “Petite Maman” di Céline Sciamma, una riflessione commossa sulla memoria, l’amicizia e la famiglia, e “Il ragazzo più bello del mondo” di Kristina Lindström e Kristian Petri, sulla travagliata storia del protagonista di “Morte a Venezia”, “L’uomo che vendette la sua pelle” di Kaouther Ben Hania, una storia d’amore senza confini, “Non conosci Papicha” di Mounia Meddour Gens, sulla lotta al fondamentalismo islamico nell’Algeria degli anni ’90, “Disco Ruin – 40 anni di club culture italiana” di Lisa Bosi e Francesca Zerbetto, un viaggio nelle storia delle discoteche italiane, “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante, una rappresentazione di un nucleo familiare scosso da un’immane tragedia, “Spin Time – Che fatica la democrazia!” di Sabina Guzzanti, un doc sull’esperienza di un palazzo occupato nel centro di Roma, “Punta sacra” di Francesca Mazzoleni, sulla comunità romana dell’idroscalo di Ostia tra il Tevere e il mare, e “Querido Fidel” di Viviana Calò, un racconto napoletano che guarda a Cuba e alla rivoluzione in chiave leggera e nostalgica.
 
Oltre ai lungometraggi, sarà proposta una selezione di 16 cortometraggi di varie autrici, composta con la collaborazione di Lies (Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale) e del Working Title Film Festival, che metteranno a disposizione alcune anteprime nazionali incentrate sul mondo del lavoro, e con la rassegna “Go, Girls!” a cura di Maria Pia Santillo, un progetto sul cinema breve d’animazione al femminile con sguardi sull’esperienza intima e interiore di donne e ragazze.
 
«È di altissima qualità la selezione proposta da Ucca nella terza edizione della sua rassegna itinerante “Il Cinema che non si vede” – dichiara Roberto Roversi, presidente nazionale Ucca – Corti e lungometraggi presentati nei principali Festival internazionali, caratterizzati dalla sensibilità dello sguardo femminile, presentati da una ricca rete di associazioni insediate in aree periferiche campane in cui l’offerta cinematografica in presenza è ormai quasi del tutto assente. E, allo stesso tempo, un forte segnale di ripartenza dell’associazionismo culturale e del nuovo e sempre più rilevante ruolo che è destinato ad assumere nella promozione cinematografica di qualità nei prossimi anni».
 
Le proiezioni sono ad ingresso gratuito (unico evento con ingresso a 4 euro al Cinema Partenio). Il 30 dicembre, sul sito di Ucca, ci sarà uno streaming online dei corti del Working Title Film Festival.

I partner coinvolti nell’iniziativa, a cui partecipa anche l’Arci nazionale, sono le associazioni “Zia Lidia Social Club” di Avellino, “Doxa Aps” di Guardia Sanframondi, “Kinetta Spazio Labus” di Benevento, “Textures” di Airola, “Arci Salerno”, “Marea” di Salerno, “Aut Aut” di Battipaglia, “Arci Bandiera Bianca” di Contursi Terme. I luoghi in cui si svolgeranno le proiezioni sono, oltre alle sedi di alcune associazioni, il Cinema Partenio, il Circolo della Stampa e l’Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” di Avellino, il Teatro “Il piccolo” di Battipaglia, il Green Pine House di Benevento, il Castello Medievale di Guardia Sanframondi.

 

L’uomo Che Vendette La Sua Pelle

L’uomo Che Vendette La Sua Pelle

di Kaouther Ben Hania

Venezia 77 (Selezione ufficiale – Orizzonti)

Anno: 2020

Paese: Tunisia - Francia – Belgio –Svezia - Germania

Durata: 100’

Sam Ali, un giovane siriano sensibile e impulsivo, fugge dalla guerra lasciando il suo paese per il Libano. Per poter arrivare in Europa e vivere con l’amore della sua vita, accetta di farsi tatuare la schiena da uno degli artisti contemporanei più intriganti e sulfurei del mondo. Trasformando il proprio corpo in una prestigiosa opera d’arte, Sam finisce per rendersi conto che la sua decisione potrebbe non significare la libertà.

Note di regia

“Il progetto è nato dall’incontro di due mondi. Il mondo dell’arte contemporanea, e in particolare l’opera dell’artista belga Wim Delvoye, e il mondo dei rifugiati politici, in particolare i rifugiati siriani che devono combattere con documenti e permessi di soggiorno… Mi sono chiesta: “Cosa accadrebbe se… un artista famoso offrisse a un rifugiato di diventare una sua opera per ottenere la libertà di movimento?” Così è nato il viaggio di Sam Ali: un giovane rifugiato pieno di passione gettato in un mondo cinico. Un uomo normale costretto a un’avventura straordinaria. Il film è anche una storia d’amore in cui il protagonista, separato dalla donna che ama, perde la dignità – e la pelle – per cercare di raggiungerla. E ancora, cosa significa essere liberi quando il gioco è truccato, quando non si ha la possibilità di scegliere? The Man Who Sold His Skin è un’allegoria sulla libertà personale in un sistema iniquo e tratta l’ampio spettro di significati legati ai problemi del nostro mondo reale”.

DOVE VEDERLO

Green Pine House, Benevento - 21 dicembre 2021 - h. 20:30

Disco Ruin

Disco Ruin – 40 Anni Di Club Culture Italiana

di Lisa Bosi, Francesca Zerbetto

Festa del Cinema di Roma

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 91’

Un viaggio visionario, l’ascesa e il declino dell’Italia del clubbing, raccontati dai protagonisti di questa storia, tra notti in autostrada e afterhours che divorano il giorno.
Quattro generazioni che vogliono essere “messe in lista” per entrare in questi luoghi di aggregazione e di perdizione, dove non conta che cosa fai di giorno, ma solo chi interpreti durante la notte.
Quarant’anni in cui la discoteca ha prodotto cultura, arte, musica e moda.
Questa è la storia del Piper, dell’Altromondo, della Baia degli Angeli, del Cosmic, dell’Histeria, del Plastic, del Kinki, dell’Ethos, del Diabolik’a, del Cocoricò, dell’Insomnia, del Tenax…

Note di regia

“Disco Ruin nasce dalla fascinazione evocata dalle rovine di centinaia di discoteche abbandonate in tutta Italia. Le “cattedrali del divertimento” sono state i più potenti luoghi di aggregazione per diverse generazioni. Hanno spostato migliaia di persone di tutte le classi sociali su e giù per l’Italia. Questa storia parte dagli albori, dalle balere, dai night degli anni ’60, dalle prime discoteche degli anni ’70, per poi focalizzarsi sugli anni ’80 e i ’90. Nessun altro luogo riesce meglio a concentrare più arti insieme: le discoteche calamitavano e lanciavano tutte le nuove tendenze. Le testimonianze di chi l’ha vissuta, di chi ci ha suonato, di chi ne è stato il protagonista. Storie che raccontano le trasformazioni della nostra società nelle sue ore di svago ed eccessi, in ambienti in cui le classi sociali si mescolano. Momenti in cui la libertà di esprimere il corpo, la sessualità, l’individualità e la creatività sono leciti, quasi necessari. Luoghi magici e di perdizione, di alienazione, in cui attraverso liturgie di gruppo celebravano riti collettivi quasi tribali risvegliando istinti primordiali: la danza, la musica, l’incontro tra i sessi. Il film racconta un’Italia che non esiste più e che in molti non si sono accorti che sia mai esistita”.

DOVE VEDERLO

Castello Medievale, Guardia Sanframondi - 28 dicembre 2021 - h. 19:00

Querido Fidel

Querido Fidel

di Viviana Calò

Festival: Bif&st – Bari International Film Festival

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 91’

Emidio, un socialista tanto appassionato da aver trasformato casa sua in una roccaforte del Socialismo Reale, scrive a Fidel Castro regolari rapporti sul suo esperimento e riceve sempre una puntuale risposta. In famiglia la moglie Elena e la nipotina Celia appoggiano con amore la sua battaglia. Ma il figlio Ernesto è la dolorosa spina nel fianco: è un devoto del sogno americano. Sono gli albori di una nuova era e mentre il mondo festeggia la fine della Guerra Fredda, nella famiglia Tagliavini imperversa la battaglia.

Note di regia

“L’idea centrale di Querido Fidel è molto semplice: che succederebbe se un uomo decidesse di vivere il proprio quotidiano secondo i suoi ideali, fino in fondo, abbandonando le comodità del pensiero astratto? Questo è Emidio, il Comandante, il sognatore, il picchiatello, che vive l’eterno conflitto tra la propria ideologia e la realtà con cui è costretto a confrontarsi tutti i giorni. Questo contrasto si amplifica maggiormente nelle differenze tra generazioni: quella di Emidio, cresciuta a “pane e rivoluzione” e quella di Ernesto, suo figlio, mal cresciuta nel mito del consumo e nell’arroganza del capitalismo. La società non riconosce né comprende più il sogno o l’ideale come parte del pensiero umano. Lo consente fino a quando resta nei limiti dell’irraggiungibile, lo circoscrive in uno schema semplice e chiaro definendolo utopia, in qualche caso addirittura pazzia, e così lo esclude, lo emargina. In questo modo ogni pensiero critico è destinato ad incontrare una terra sterile intorno a sé, e così o si arrocca ostinato nella propria incomunicabilità o più semplicemente si spegne”.

DOVE VEDERLO

Teatro “Il piccolo”, Battipaglia - 20 dicembre 2021 - h. 20:30
Associazione Bandiera Bianca, Contursi Terme - 29 dicembre 2021 - h. 20:30

Punta Sacra

Punta Sacra

di Francesca Mazzoleni

Festival: Visions du Réel (Miglior Film), Festa del Cinema di Roma – Alice nella Città

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 94’

L’ultimo triangolo di spazio abitabile alla foce del Tevere: le persone che ci vivono lo chiamano Punta Sacra. Il documentario racconta la vita della comunità dell’Idroscalo di Ostia, oggi composto da 500 famiglie. Su tutte, quella di Franca, a capo di una famiglia completamente al femminile, narratrice e motore delle storie che rendono vivo quel lembo di terra.
Un racconto fra realismo e proiezioni nell’immaginario, fra nostalgia ed inevitabile pragmatismo. E un desiderio su tutto: poter continuare a vivere in quel luogo, che per loro è casa.

Note di regia

“L’intento era quello di raccontare l’altro lato di un luogo complesso: l’ultima borgata autocostruita della mia città. Un pezzo fondamentale della storia di Roma. Un’idea di vita comunitaria alla quale non siamo più abituati. Un luogo che invece per decenni è stato associato solo alla morte di Pasolini, al degrado e ai racconti cinematografici di criminalità. Al centro di Punta Sacra ci sono vite al limite, come il luogo che le ospita. Libertà, precarietà, lotta, resilienza e riscatto sono i temi che le animano. Il rischio di demolizione, la forza distruttrice della natura e il mondo degli interessi commerciali, sono le ombre che circondano e si contendono questa fragile terra. La risposta della comunità a questa stretta di incertezze e pericoli è però una forza vi tale: feste continue, amori, liti, celebrazioni per colmare i vuoti lasciati dalle case abbattute. Punta Sacra parla di appartenenza e di un enorme desiderio di riscatto, parla di una comunità che non si piange addosso ma che celebra la vita.”.

 

DOVE VEDERLO

Associazione Textures, Airola - 17 dicembre 2021 - h. 20:30

Non conosci Papicha

Non conosci Papicha

di Mounia Meddour

Festival: Cannes 2019 (Un Certain Regard)

Anno: 2019

Paese: Algeria - Francia - Belgio - Qatar

Durata: 105’

Algeria anni 90. La giovane Nedjma, soprannominata “Papicha”, studia francese all’università e sogna di diventare stilista. La sua vita è sconvolta da un’ondata di fondamentalismo religioso che precipita il paese nel caos.
Determinata a non arrendersi al nuovo regime, Nedjma decide di organizzare con le compagne una sfilata dei suoi abiti, che diventerà il simbolo di un’indomita e drammatica battaglia per la libertà.

Note di regia

“Quello che è successo negli anni ’90 in Algeria non è ben noto nel mondo. Di quegli anni di guerra civile i media hanno raccontato gli attentati, i massacri, le autobombe. Io volevo raccontare altro, il combattimento della popolazione, delle donne che continuavano a resistere. È così che ho costruito il personaggio di Nedjma, che resiste a modo suo durante gli anni cupi. È autobiografico nella misura in cui ho vissuto anche io negli anni ‘90 in Algeria, avevo 18 anni, e ho iniziato a scrivere questa storia impregnata di tutta quella cultura, ma anche di quel dramma e di qual trauma. Una maniera di mostrare dall’interno quella gente e quell’Algeria, dentro la città universitaria e dentro le stanze di queste studentesse, per raccontare l’intimo, le amicizie che si creano con il corollario di complicità e umorismo, con la forza identitaria algerina che si opponeva a quello che accadeva fuori della città universitaria, un’oppressione e una crescita graduale verso la violenza”.

 

DOVE VEDERLO

Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis”, Avellino - 16 dicembre 2021 - h. 9:30
Associazione Textures, Airola - 16 dicembre 2021 - h. 20:30

Le sorelle Macaluso

Le sorelle Macaluso

di Emma Dante

Festival: Venezia 77 (Selezione ufficiale - Concorso)

Anno: 2020

Paese: Italia

Durata: 89’

Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.

Note di regia

“Il film è diviso in tre capitoli, ognuno dei quali corrisponde a un’età delle cinque sorelle protagoniste: l’infanzia, l’età adulta, la vecchiaia. Le sorelle sono interpretate da dodici attrici, come se a ognuna che resiste fino alla vecchiaia dovessero corrispondere una discontinuità e una mutazione nel corpo e nel volto. Ed è l’amore delle sorelle tra loro e per la casa in cui vivono che tiene in vita la loro intera esistenza, come fosse un unico organismo vivente a prescindere dalla morte fisica di alcune di loro. Le sorelle Macaluso è un film sul tempo. Sulla memoria. Sulle cose che durano. Sulle persone che restano anche dopo la morte. È un film sulla vecchiaia come traguardo incredibile della vita”.

 

DOVE VEDERLO

Cinema Partenio, Avellino - 15 dicembre 2021 - h. 20:30
Associazione Marea, Salerno - 18 dicembre 2021 - h. 19:00

Spin Time – Che fatica la democrazia!

Spin Time - Che fatica la democrazia!

di Sabina Guzzanti

Festival: Venezia 78 – Giornate degli Autori

Anno: 2021

Paese: Italia

Durata: 92’

Il protagonista del racconto è un palazzo occupato di 17mila metri quadri, famoso per l’intervento dell’elemosiniere del Papa, in cui è in atto un esperimento politico e sociale. Ci sono delle votazioni che vengono continuamente rimandate e c’è uno spettacolo con regole e finalità del tutto particolari. Questi due plot interagiscono fra loro in modo inaspettato, anche per chi ha pensato il film, e consentono di conoscere una realtà di cui mai avremmo immaginato l’esistenza, che sembra insieme lontana e tanto familiare.

Note di regia

“Uno slogan per pubblicizzare Spin Time potrebbe essere “i poveri come non li avete mai visti”. La voce narrante, molto personale, porta lo spettatore a fare un’esperienza simile a quella dell’autrice, che nel realizzarlo ha visto dissolversi molti dei suoi pregiudizi. I 450 occupanti di Santa Croce, che all’inizio percepiamo come una massa infelice e aliena, diventano sempre più simili a noi. Una realtà parallela che ci ricorda il nostro condominio o il parlamento. Il mondo degli invisibili, quelli colpiti dalla sventura che scansiamo come se potesse essere contagiosa, qui non si presentano come vittime, ma nel tentativo encomiabile per quanto spesso fallimentare, di vivere in modo dignitoso, riconoscendosi come soggetto politico e capace di esprimere una propria cultura. E il tema principale del film riguarda proprio la funzione della cultura in una democrazia”.

 

DOVE VEDERLO

Teatro Il Piccolo, Battipaglia - 13 dicembre 2021 - h. 20:30