Love is All

Love is All

Love is All

di Kim Longinotto

Anno: 2014

Paese: USA/Gran Bretagna

Durata: 70'

L’immagine dell’amore, ovvero l’amore nelle immagini dell’archivio nazionale del British Film Institute e di altri archivi inglesi, musicate da Richard Hawley (ex frontman dei Pulp) col tono lucidamente malinconico che gli è proprio: è questo il progetto di Love Is All, documentario sull’amore romantico dedicato a Farzana Parveen, la ragazza pakistana lapidata a morte, incinta, da suo padre e dai suoi fratelli, per una ragione di “onore”.

Il figlio di Hamas – The Green Prince

Il figlio di Hamas – The Green Prince

Il figlio di Hamas – The Green Prince

di Nadav Schirman

Anno: 2014

Paese: Germania, Usa Gran Bretagna, Israele

Durata: 101'

La storia vera di Mosab Hassan Yousef, figlio di un leader di Hamas e diventato uno dei più preziosi informatori dell’intelligence israeliana, e dell’agente dello Shin Bet che ha rischiato la sua carriera per proteggerlo. Cresciuto in Palestina, da adolescente Mosab Hassan Yousef sviluppa un’avversione nei confronti di Israele che, da ultimo, lo porta in prigione. Qui, colpito dalla brutalità di Hamas e spinto dalla repulsione per i metodi del gruppo – in particolare gli attentati suicidi – Mosab matura una “conversione” inaspettata, iniziando a vedere in Hamas un problema, non una soluzione. Reclutato dallo Shin Bet (il servizio di sicurezza interna d’Israele) col nome in codice di “Green Prince”, per oltre un decennio spia dall’interno l’élite di Hamas, rischiando la vita e facendo i conti con la sensazione di tradire il suo popolo e la sua stessa famiglia. Nel tempo, il rapporto tra Mosab e il suo referente allo Shin Bet, Gonen Ben Yitzhak, si fa sempre più leale. Una lealtà che nessuno avrebbe potuto immaginare. Il documentario illustra un mondo complesso fatto di terrore, inganno, e scelte impossibili e fa luce – attraverso testimonianze dirette, sequenze drammatiche e rari materiali d’archivio – su decenni di segreti, raccontando una profonda amicizia e rimettendo in discussione molto di quanto crediamo di sapere sul conflitto israelo-palestinese.

Dior and I

Dior and I

di Frédéric Tcheng

Anno: 2014

Paese: Francia

Durata: 90’

Parigi, primavera 2012. Alla maison Dior s’insedia il nuovo direttore artistico Raf Simons, con un’esperienza (anche presso Jil Sander) per il pret à porter maschile. Il gruppo di 30 avenue Montaigne gli chiede di onorare la tradizione del marchio, dettata dal leggendario couturier (1905-1957) in soli 10 anni di attività, ma anche di innovarla. Con l’aiuto del braccio destro Pieter Muller, lo stilista – che non ha dimestichezza col francese e non disegna bozzetti – ha otto settimane per realizzare la nuova collezione haute couture. Dovrà comunicare con precisione le proprie idee allo staff, ottenerne la totale collaborazione, affrontare la stampa e sorprendere il pubblico con una sfilata all’altezza.
Montatore di commercial nel settore fashion, Frédéric Tcheng ha co-prodotto e partecipato a riprese e montaggio di Valentino: The Last Emperor di Matt Tyrnauer (2008) e ha co-diretto (con Lisa Immordino Vreeland e Bent-Jorgen Perlmutt) Diana Vreeland – L’imperatrice della moda (2011). In Dior and I isola un segmento preciso – la creazione di una collezione donna -, decidendo di non invadere la sfera intima di Dior e Simons e di non citare gli apporti dei predecessori di quest’ultimo (soprattutto John Galliano, allontanato con imbarazzo dalla maison). Tcheng accosta di continuo Dior e Simons, accomunati da riservatezza e antidivismo, riportando estratti in voce over dell’autobiografia del francese (Christian Dior & I) che mettono in soggezione il belga per le analogie. Il confronto ha anche i toni del giallo, perché si mette esplicitamente Simons nei panni di Lady De Winter di Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock: lo spirito incombente di Dior aleggia ovunque, dal ritratto alle foto ai lussuosi film d’archivio, uno dei quali è proiettato sui capi in una scena notturna resa ancora più inquieta dallo score per violoncello di Ha-yang Kim.
Il chiaro intento celebrativo nei confronti della casa che ha vestito da Wallis Simpson a Jennifer Lawrence è bilanciato dall’attenzione per lo staff: grazie a un accesso senza precedenti scopriamo la divisione tra atelier tailleur e atelier flou (tessuti pesanti e leggeri) e conosciamo le prime sarte Florence e Monique. La loro umanità orgogliosa ridimensiona la grandeur della dirigenza di un gigante del lusso e lo stress della pressione congiunta su di loro dei vertici e di Simons (irritato da un sorprendente intoppo che rivela un piccolo segreto della maison). Le “tele” dei sarti sono la controparte fiera e materica del processo d’ispirazione che prende corpo tra i piani alti e le gallerie d’arte moderna; ma i due livelli sono indispensabili l’uno all’altro.
Procedendo verso il climax – la sfilata, che ricalca la produzione di un film (entrambi processi per definizione collettivi) ma anche l’estemporaneità della performance teatrale – Dior and I coglie l’eccitazione del backstage e di uno spettacolo cui si lavora fino all’ultimo secondo utile. Seguendo un mondo che per semplificazione si definisce effimero, è profondo nel rintracciare e condividere con l’osservatore (l'”I” del titolo) la passione, la fatica e l’emozione connesse ad ogni creazione.

Chuck Norris vs Communism

Chuck Norris vs Communism

Chuck Norris vs Communism

di Ilinca Calugareanu

Anno: 2014

Paese: Romania, Regno Unito, Germania

Durata: 83'

Nel 1980, sotto il regime di Nicolae Ceauşescu, i romeni soffrirono non solo di uno scarso accesso ai beni esteri, ma di un blackout di informazioni che i burocrati comunisti utilizzarono per garantire la purezza ideologica. Così, a metà del decennio, migliaia di film di Hollywood furono contrabbandati in Romania attraverso un’operazione che raggiunse milioni di persone in tutto il paese. I film furono doppiati da una prima coraggiosa traduttrice la cui voce conquistò tutta la nazione, e diventò un simbolo di libertà. Le storie senza paura di eroi d’azione come Chuck Norris e Jean-Claude Van Damme catturarono l’immaginazione di ogni bambino. Per la prima volta la gente vedeva quello che era stato loro negato: supermercati pieni di cibo, le ultime mode, auto sgargianti e, soprattutto, la libertà. Un documentario sulla magia del Cinema e il suo potere di cambiare la vita delle persone.

Banksy does New York

Banksy does New York

Banksy does New York

di Chris Moukarbel

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 79'

Banksy “occupa” New York. Comunica al popolo del web di risiedere per un mese in città e lancia una vera e propria caccia al tesoro. Ogni giorno lascerà un segno, ogni giorno un’opera d’arte da scovare. Il regista Chris Moukarbel raccoglie e filma le straordinarie e divertenti reazioni dei newyorkesi. Banksy Does New York analizza così le reazioni del pubblico e segue il percorso dei lavori creati segretamente dallo street artist fornendo uno stimolo di riflessione sullo stato dell‘arte attuale. Banksy, artista di strada, con le sue opere e i suoi stencil ha “tappezzato” i muri di tutto il mondo, rivoluzionando l’approccio all’arte pubblica.

Autoritratto siriano

Autoritratto siriano

Autoritratto siriano – Eau Argentée

di Ossama Mohammed, Wiam Bedirxan

Anno: 2014

Paese: Siria, Francia

Durata: 92'

Ogni giorno, in Siria vengono girati filmati, pubblicati poi su YouTube, da persone che rischiano – e il più delle volte perdono – la loro vita pur di far conoscere al resto del mondo quel che sta accadendo nel loro Paese. Dal suo esilio a Parigi, il regista Ossama Mohammed poteva solo realizzare un montaggio di questi filmati, mosso dall’amore per la sua patria e dalla tensione per i risvolti di una rivoluzione che lui poteva seguire solo a distanza. Poi, l’incontro via chat con una giovane siriana di Hom, Wiam Simav Bedirxan, ha cambiato tutto: ” se fossi qui con la tua videocamera, cosa filmeresti?”…

The Black Power Mixtape 1967–1975

The Black Power Mixtape 1967–1975

The Black Power Mixtape 1967–1975

di Göran Olsson

Anno: 2011

Paese: Svezia

Durata: 100'

The Black Power Mixtape 1967-1975 racconta la nascita e l’evoluzione del movimento Black Power dal 1967 al 1975 attraverso lo sguardo ingenuo e incuriosito di un gruppo di giornalisti e registi svedesi, corredato da commenti in voice over di diversi artisti, attivisti, musicisti afroamericani contemporanei. Il girato sarebbe stato realizzato all’epoca per la televisione svedese, ma il montaggio è stato realizzato solo 30 anni più tardi, quando è stato ritrovato dal regista Göran Olsson.

La donna del fiume

La donna del fiume

La donna del fiume

di Lou Ye

Anno: 2000

Paese: Germania, Cina, Francia

Durata: 83'

L’amore come desiderio, ossessione, traguardo impossibile. È questa la Cina che ci racconta il regista Lou Ye. La donna del fiume – Suzhou River è un film del 2000, portato adesso in sala da Wanted Cinema nella versione restaurata che avevamo visto a Berlino. Il risultato è di grande effetto.

Lou Ye conosce il cinema occidentale, ma lo reinventa col suo tocco personalissimo. Come altri cineasti della sesta generazione, si concentra sul lato nascosto dell’Oriente. Si sofferma sulla povertà, sui sentimenti che implodono, sul disincanto di una società che vede un futuro fatto di ombre.

Al centro c’è il fiume, e tramite il suo scorrere prendono vita storie, miti, leggende. L’incedere delle chiatte e le sirene ci riportano a L’Atalante, a Jean Vigo. Gli scambi dei volti, il ritorno di vecchie passioni che si pensavano finite per sempre, è invece un omaggio a La donna che visse due volte. Ma Suzhou River non è un gioco cinefilo. È un flusso di coscienza, un viaggio nel cuore di tenebra, dove al posto della foresta ci sono enormi strutture di cemento che sembrano poter crollare da un momento all’altro.

Audition

Audition

Audition

di Takashi Miike

Anno: 1999

Paese: Giappone, Corea del Sud

Durata: 115'

Diretto da Takashi Miike e basato sul romanzo di Ryu Murakami, è considerato uno dei migliori film del regista, che l’ha consacrato in tutto il mondo.

Audition narra la storia di Shigeharu Aoyama (Ryo Ishibashi), uomo giapponese di mezz’età vedovo da sette anni. Su consiglio di un amico decide di trovare una nuova moglie (Eihi Shiina) con un sotterfugio, ma talvolta le prime impressioni possono rivelarsi tragicamente sbagliate. La donna-ragno del film – tanto seducente quanto terrificante – sconvolse e sconvolge ancora gli spettatori di tutto il mondo.

“Volevo fare un film che gli spettatori si sarebbero pentiti di aver visto”, ha dichiarato il regista, che ha concepito il film come una storia d’amore contorta. “Il film è pericoloso, ma meno pericoloso dell’essere un essere umano”, aggiunse. Audition, uscito per la prima volta nel 1999, diventa così il fenomeno del festival di Rotterdam di quell’anno, conferendogli una visibilità internazionale senza precedenti.

Wild style

Wild style

Wild style

di Charlie Ahearn

Anno: 1983

Paese: USA

Durata: 82'

Il leggendario graffittista Lee Quinones interpreta Zoro, uno tra i più importanti ed elusivi writer della città. Nel film si analizza la tensione tra la passione artistica di Zoro e la sua vita privata, con particolare attenzione il suo rapporto con Rose. Diventato un vero e proprio cult per il mondo dell’hip hop, questo documentario contiene spezzoni di breakdance, freestyle, mc locali e unturntablism di dj Grandmaster Flash, uno dei padri del genere.