Se c’è un’aldilà sono fottuto

Se c’è un’aldilà sono fottuto

Se c'è un'aldilà sono fottuto | Vita e cinema di Claudio Caligari

di Simone Isola, Fausto Trombetta

76^ Mostra del Cinema di Venezia - Selezione Ufficiale

Anno: 2019

Paese: Italia

Durata: 105'

Valerio Mastandrea guida gli spettatori in un viaggio alla (ri)scoperta di Claudio Caligari, tra i più brillanti cineasti italiani dell’ultimo quarantennio, costretto dal sistema – e dalla sua natura solinga – ai margini di un mondo che avrebbe potuto arricchire culturalmente e artisticamente. Sempre all’attacco, Caligari era consapevole della possibile sconfitta, forse con quella ʻvoglia di perdereʼ che segna molti protagonisti dei suoi film.

Note di regia

“Più di qualcuno in questi due anni ha sollecitato la realizzazione di un film su Claudio Caligari. Abbiamo preferito far scorrere del tempo per riflettere e reprimere un po’ di disagio nell’affrontare la sua storia. Forse perché detestiamo la retorica, ma anche la retorica sulla retorica, il cinismo, la volontà di trarre conclusioni dietro la tastiera di un computer. Ora, a distanza di qualche anno dall’uscita di Non essere cattivo, è possibile accostarsi a un personaggio così complesso e al tempo stesso affascinante con il dovuto distacco e con la necessaria lucidità. Non è dunque nostro obiettivo rispondere ai soliti quesiti, al perché Claudio Caligari si sia ritrovato più o meno coscientemente ai margini del sistema cinematografico né indagare sui torti subiti e sui mancati riconoscimenti. Ora più che mai sono i film a parlare di lui e a farcelo conoscere. Vogliamo semplicemente riflettere sul percorso di un autore coerente con le proprie idee di cinema e di vita, geloso delle sue convinzioni, intransigente anche con sé stesso, che ha riversato la sua personalità nelle poche opere che è riuscito a realizzare con quella libertà espressiva che riteneva inderogabile.”

Dafne

Dafne

Dafne

di Federico Bondi

Festival: 69^ Berlinale 2019 Panorama (Premio Fipresci)

Anno: 2019

Paese: Italia

Durata: 94'

Dafne ha trentacinque anni, un lavoro che le piace, amici e colleghi che le vogliono bene. Ha la sindrome di Down e vive insieme ai genitori, Luigi e Maria. L’improvvisa scomparsa della madre manda in frantumi gli equilibri familiari: Dafne è costretta ad affrontare non solo il lutto ma anche a sostenere Luigi, sprofondato nella depressione. Grazie all’affetto di chi le sta intorno, alla propria determinazione e consapevolezza, Dafne trova la forza di reagire e cerca invano di scuotere il padre. Fino a quando un giorno accade qualcosa di inaspettato: intraprenderanno insieme un cammino in montagna verso il paese natale di Maria, e, nel tentativo di guardare avanti, scopriranno molto l’uno dell’altra.

Note di regia
“Un giorno, qualche anno fa, vidi alla fermata dell’autobus un padre anziano e una figlia con la sindrome di Down che si tenevano per mano. Fermi, in piedi, tra il via vai di macchine e passanti mi apparvero come degli eroi, due sopravvissuti. Dafne nasce da questa immagine-emozione, la scintilla che mi ha spinto ad approfondire. Sono entrato con curiosità in un mondo che non conoscevo, finché ho avuto la fortuna di incontrare Carolina Raspanti, con cui è nata un’amicizia fondamentale non solo per il film ma anche per la mia vita. Sul set, la sua presenza si è rivelata un esempio per tutti: Carolina non subisce la propria diversità ma la accoglie, ci dialoga, vive la sua condizione con matura serenità. In un mondo che “obbliga” all’efficienza e all’illusorio superamento della sofferenza, Carolina/Dafne ci ricorda di accettare, nei suoi limiti, la condizione in cui ci troviamo e di viverla pienamente. Con una commistione di generi, Dafne è una commedia drammatica o un dramma in chiave di commedia: una dramedy dove si può ridere e piangere allo stesso tempo, mi auguro.”

Che fare quando il mondo è in fiamme?

Che fare quando il mondo è in fiamme?

Che fare quando il mondo è in fiamme?

di Roberto Minervini

75^ Mostra del Cinema di Venezia - Concorso

Anno: 2019

Paese: Italia- USA - Francia

Durata: 109'

Estate 2017, una serie di brutali uccisioni di giovani africani americani per mano della polizia scuote gli Stati Uniti. Una comunità nera del Sud americano affronta gli effetti persistenti del passato, cercando di sopravvivere in un paese che non è dalla parte della sua gente. Intanto le Black Panthers organizzano una ferma manifestazione di protesta contro la brutalità della polizia. Dal regista di Louisiana e Stop the Pounding Heart una scottante riflessione sul concetto di razza in America.

Note di regia

“Ho voluto scavare ancora più a fondo nelle radici della disuguaglianza sociale nell’America odierna, concentrandomi sulla condizione degli africani americani. Nella fase di ricerca e preparazione del film siamo riusciti ad avere accesso a quartieri e comunità off-limits per i più. […] Mossa dalla collera e dalla paura, la gente cercava un’occasione per raccontare a voce alta le proprie storie. La mia speranza è che il film susciti un dibattito necessario sulle attuali condizioni dei neri americani che, oggi più che mai, vedono intensificarsi i crimini motivati dall’odio e delle politiche discriminatorie.”

La mafia non è più quella di una volta

La mafia non è più quella di una volta

La mafia non è più quella di una volta

di Franco Maresco

76^ Mostra del Cinema di Venezia - Concorso (Premio Speciale della Giuria)

Anno: 2019

Paese: Italia

Durata: 105'

Nel 2017, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Franco Maresco decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, la fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle «undici donne che hanno segnato il nostro tempo». A Letizia, Maresco sente il bisogno di affiancare una figura proveniente dall’altra parte della barricata: Ciccio Mira, già protagonista nel 2014 di Belluscone. Una storia siciliana. “Mitico” organizzatore di feste di piazza, nei pochi anni che separano i due film Mira sembra cambiato, forse cerca un riscatto, come uomo e come manager, al punto da organizzare un singolare evento allo Zen di Palermo, I neomelodici per Falcone e Borsellino. Eppure le sue parole tradiscono ancora una certa nostalgia per “la mafia di una volta”. Intanto, visitando le celebrazioni dei martiri dell’antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.

Note di regia

“Questo film è l’inevitabile seguito di Belluscone – Una storia siciliana, presentato a Venezia nel 2014. Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo, tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso.”

Zen – Sul ghiaccio sottile

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

Zen – Sul ghiaccio sottile

di Margherita Ferri

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Maia, detta Zen, è una sedicenne irrequieta e solitaria che vive in un piccolo paese dell’Appennino emiliano. È l’unica femmina della squadra di hockey locale e i suoi compagni non perdono occasione di bullizzarla per il suo essere maschiaccio. Quando Vanessa – l’intrigante e confusa fidanzata di un giocatore della squadra – scappa di casa e si nasconde nel rifugio della madre di Maia, tra le due nasce un legame e Maia riesce per la prima volta a confidare i
dubbi sulla propria identità di genere. Entrambe spinte dal bisogno di uscire dai ruoli che la piccola comunità le ha forzate a interpretare, Maia e Vanessa iniziano così un percorso alla ricerca della propria identità e sessualità, liquide e inquiete come solo l’adolescenza sa essere.

Note del regista

“Zen sul ghiaccio sottile è una storia di formazione, che segue il percorso emotivo di Maia, detta Zen: un’adolescente in cerca della propria identità di genere, per questo incompresa e bullizzata dai propri coetanei. Come regista, mi è sempre interessato dare vita e centralità a personaggi che vivono ai margini delle proprie comunità. Il film infatti racconta il disagio e le lotte che deve affrontare chi non si conforma ai ruoli di genere e all’eteronormatività imposta dalla nostra società. Ho cercato di raccontare la storia di Maia giustapponendo le sue emozioni al paesaggio dell’Appennino emiliano, bellissimo e dimenticato. Ho voluto esplorare la relazione tra la “produzione del paesaggio” e l’identità di chi vive quei territori, lavorando sull’idea di “paesaggio emotivo”: uno strumento per stimolare lo spettatore visivamente e accompagnarlo nella dimensione più profonda dei personaggi”. 

Ora e sempre Riprendiamoci la Vita

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

Ora e sempre Riprendiamoci la Vita

di Silvano Agosti

ora e sempre

50 anni dal Sessantotto. 40 anni dal 1978. Dieci anni che hanno sconvolto un mondo. Un movimento mondiale di idee, parole, corpi, lotte, conquiste sociali. Anni in cui l’Italia è riuscita a essere protagonista internazionale, della rivoluzione, e della reazione. Ora e sempre riprendiamoci la vita, un titolo programmatico per cantare e raccontare quei dieci anni attraverso rari, preziosi materiali di repertorio con musiche straordinarie di Nicola Piovani e l’aiuto di un cast eccezionale di testimoni.
Dai protagonisti dei movimenti, come Mario Capanna, Oreste Scalzone, Franco Piperno, un grande sindacalista come Bruno Trentin; ai protagonisti dell’immaginario, come Bernardo Bertolucci, a fianco del più grande regista dell’underground italiano, Alberto Grifi, a una coppia da Nobel come Dario Fo e Franca Rame, un architetto visionario, Massimiliano Fuksas, o ancora una ‘voce’ come Paolo Pietrangeli, il grande scrittore di storie e partigiano Nuto Revelli, il filosofo Emanuele Severino, Pietro Valpreda…. Da queste immagini, volti, voci, emerge una mancanza urgente. Che non riguarda solo i numeri ’68-’78, ma forse di più il nostro presente.

Note del regista

“In futuro, se ci sarà uno storico onesto, sentirà come legittima la necessità di avvicinare i dieci anni trascorsi dal 1968 al 1978 ai grandi eventi che hanno saputo cambiare il mondo come la rivoluzione francese e la rivoluzione russa”. Questo il pensiero guida al quale abbiamo affidato con particolare emozione la nostra memoria personale
e i materiali cinematografici che abbiamo realizzato o raccolto durante quegli anni e che rappresentano il corpo fisico delle lotte e delle conquiste ottenute ovunque in quel decennio. La loro preziosità, in un Paese privo di memorie come questo, rappresenta una testimonianza rara sulla potenza della dignità umana in continua lotta verso il proprio riscatto.”

Le cicale

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

Le cicale

di Emiliano Mancuso e Federico Romano

cicle

Le cicale è un viaggio intimo nella vita di chi, già andato in pensione o in procinto di andarci, si ritrova a lottare ancora per sopravvivere, perché lo stato sociale oggi non basta più a garantire una serena ‘età del riposo’. Per tutti, quando l’inverno è arrivato, i chicchi di grano messi da parte non erano sufficienti, spesso nemmeno ad avere la certezza di poter dormire con un tetto sopra la testa. Ma il destino non ha piegato questi pensionati ed esodati: non sono rassegnati ma pieni di energia, perché sanno che è un loro diritto arrivare vivi alla morte. Un racconto corale, dove attraverso le voci di queste ‘cicale’ loro malgrado, ci troviamo di fronte una possibile verità, che il futuro dei giovani sarà molto simile al presente dei vecchi. 

Note del regista

“Nel 2009, con una piccola telecamera, abbiamo registrato delle interviste in un condominio di Roma, quartiere Cinecittà. Si trattava di una vicenda di sfratti, con la particolarità che le lettere recapitate per ‘fine locazione’ erano indirizzate soltanto agli inquilini anziani dell’immobile. Il proprietario aveva scelto con cura i soggetti più fragili. 8 anni dopo abbiamo ritrovato quel materiale e rivedendolo ci è venuta voglia di tornare in quel condominio e di realizzare una storia sulla vita degli anziani a Roma in questi difficili anni di crisi. Alcuni di loro sono morti, altri andati via, qualcuno è rimasto. I personaggi che abbiamo scelto hanno tutti un comune denominatore: pur nelle difficoltà nessuno si è arreso. Dare voce alle loro storie personali non significa indugiare sul loro disagio o soffermarsi in modo passivo di fronte alle difficoltà, ma cercare invece di darne un’immagine positiva, almeno nella volontà di non lasciarsi andare. Le nostre cicale sono molto formiche.”

La terra dell’abbastanza

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

La terra dell’abbastanza

di Damiano e Fabio D’innocenzo

terra

Mirko e Manolo sono due giovani amici della periferia di Roma. Bravi ragazzi, fino al momento in cui, guidando a tarda notte, investono un uomo e decidono di scappare. La tragedia si trasforma in un apparente colpo di fortuna: l’uomo che hanno ucciso è un pentito di un clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si sono guadagnati un ruolo, il rispetto e il denaro che non hanno mai avuto. Un biglietto d’entrata per l’inferno che scambiano per un lasciapassare verso il paradiso.

Note del regista

“Con questo film volevamo raccontare com’è maledettamente facile assuefarsi al male. I due ragazzi protagonisti uccidono involontariamente un uomo e scelgono la via più facile, quella del silenzio, ma i fantasmi di
quest’evento non gli lasciano tregua. Così cominciano a corazzarsi dai sensi di colpa. Credono sia più facile accumulare ulteriore carico di disumanizzazione invece che ripulirsi da quanto è accaduto. Quando si apre lo spiraglio dell’attività criminale vedono miracolosamente concretizzarsi la pista alternativa della quale credono di avere bisogno: abituarsi al male. Al punto da non sentire più niente, coscienza compresa. In un mondo in cui la sofferenza è sinonimo di debolezza, i due ragazzi protagonisti si spingeranno oltre il limite della sopportazione per vedere fin dove si può fingere di non sentire nulla. Purtroppo, lo scopriranno sulle
loro spalle: si può fingere fino alla fine. Non esiste uno stop, se non il definitivo. Perché il sangue non fa più impressione e la paura cessa di essere un meccanismo di difesa, la violenza diventa l’unico linguaggio comprensibile.”

ISIS, Tomorrow

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

ISIS, Tomorrow

di Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi

Nelle guerre non è raro che i vinti sotterrino le armi prima di ritirarsi, che nascondano arsenali in attesa di tempi migliori. Le armi che l’Isis ha lasciato in eredità per il futuro sono centinaia di migliaia di bambini educati alla violenza e al martirio. Per l’Isis i bambini sono l’arma più efficace per portare nel futuro l’idea di un Califfato universale: creare un mondo diviso a metà, da un lato i jihadisti e dall’altro lato gli infedeli da sterminare. Solo a Mosul, nei tre anni di occupazione dello Stato Islamico, hanno vissuto 500.000 minori. Isis, Tomorrow ripercorre i mesi di guerra attraverso le voci dei figli dei miliziani addestrati a diventare kamikaze, ma anche delle loro vittime e di chi li ha combattuti. Oggi i figli dei combattenti sono bambini che portano sulle spalle il peso di essere stati educati a uccidere i propri vicini e far sopravvivere l’ideologia per farla rinascere dalle ceneri dei padri. Il film segue i destini delle famiglie sopravvissute dei combattenti nella complessità del dopoguerra in cui il sangue della battaglia lascia spazio alle vendette e alle ritorsioni quotidiane, alla violenza come sola risposta alla violenza.

Note del regista

“L’Isis ha perso Mosul. Ma è davvero sconfitto? O la vera guerra – per chi la vive e per chi sopravvive – inizia il giorno dopo la proclamata vittoria? Questo film nasce dalle domande che si sono fatte più insistenti durante i mesi di guerra a Mosul e che ci hanno accompagnato nelle faticose fasi del dopoguerra: cosa è necessario fare per salvare le centinaia di migliaia di bambini cresciuti per tre anni sotto l’Isis? Come scongiurare la possibilità che questi bambini siano il terreno fertile del terrorismo di domani?”.

Arrivederci Saigon

L’ITALIA CHE NON SI VEDE 2018

Arrivederci Saigon

di Wilma Labate

Cinque giovani ragazze, armate di strumenti musicali e voglia di cantare, partono dalla provincia toscana per una tournée in Estremo Oriente. Sognano il successo, ma si ritrovano in guerra. È il 1968 e la guerra è quella vera del Vietnam. Dopo cinquant’anni Le Stars raccontano la loro avventura tra soldati americani, basi sperdute nella giungla e musica soul. 

Note del regista

“È il 1968 e mentre in Italia i giovani occupano le scuole, rinnegano l’autorità di una famiglia patriarcale, rivoluzionano i costumi governati dalla Chiesa e decidono di essere soggetti politici, cinque ragazzine della provincia toscana imparano il soul insieme ai soldati afroamericani in Vietnam. Ancora un altro ’68, tra i tanti, a distanza di cinquant’anni. La sfida è quella di raccontare la Storia con lo sguardo delle protagoniste poco più che adolescenti, riaprendo un capitolo tra i più conflittuali del Novecento con la memoria e la leggerezza di una esperienza incredibile che ha segnato per sempre la loro vita”.