Alla ricerca di Van Gogh

Alla ricerca di Van Gogh

China's Van Goghs

di Yu Haibo e Yu Tianqi Kiki

Anno: 2016

Paese: Cina, Paesi Bassi

Durata: 82'

Un esercito di Van Gogh cinesi. È il paesaggio umano del quartiere di Dafen, nella metropoli cinese di Shenzhen, dove si lavora a ritmi incessanti per fabbricare riproduzioni esatte dei quadri di Van Gogh, molto richieste sul mercato internazionale. Ma a Zhao Xiaoyong, ex contadino divenuto pittore, questa dimensione oggettivante, che sottrae alla forma il suo contenuto, non basta più. Vuole capire meglio Van Gogh, toccare il cuore di ciò che non può essere riprodotto: l’anima di un artista e della sua opera. E vuole conquistare la propria. Il suo viaggio dalla Cina ad Amsterdam è la storia di una scoperta di sé nella scoperta dell’arte e una metafora potente dei travagli di una Cina in profonda transizione e di un Occidente che rischia di sperperare il tesoro della propria identità.

David Lynch: The Art Life

David Lynch: The Art Life

David Lynch: The Art Life

di Judith Davis

Anno: 2019

Paese: USA, Danimarca

Durata: 90'

David Lynch ci accompagna con questo film in un intimo e personale viaggio nel tempo, raccontandoci gli anni della sua formazione artistica. Dall’infanzia nella tranquilla provincia Americana fino all’arrivo a Philadelphia, seguiamo le tappe del percorso che ha portato David Lynch a diventare uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo.  Originale miscela di immagini, musica ed estratti dai suoi primi film, “David Lynch: The Art Life” illumina gli oscuri meandri del suo mondo visionario, offrendo al pubblico la possibilità di comprendere sia l’artista che l’uomo. È lo stesso Lynch ad ammettere: “Penso che ogni volta in cui creiamo qualcosa, un dipinto così come un film, si parta sempre con tante idee, ma è quasi sempre il nostro passato che le reinventa e le trasforma. Anche se si tratta di nuove idee, il nostro passato le influenza inevitabilmente”. “David Lynch: The Art Life” ci invita a gettare uno sguardo allo studio del regista sulle colline sopra Hollywood, mentre Lynch racconta aneddoti dal proprio passato come fossero scene da un suo film. Strani personaggi emergono come ombre dalle pieghe del tempo, ma solo per scomparire ancora di nuovo, lasciando un segno indelebile sull’artista e su di noi. Grazie a “David Lynch: The Art Life” possiamo così scoprire le paure, le contraddizioni e gli sforzi che Lynch ha dovuto superare durante la propria carriera, incontrando le persone che hanno contribuito alla sua formazione. Appare così evidente che già da giovane Lynch vedeva il mondo in modo diverso, assimilandone le ombre e impiegando i propri sogni fino a creare gli affreschi visionari che hanno ipnotizzato il pubblico di tutto il mondo.  Questo film è dedicato alla più giovane figlia di Lynch ed è concepito come un diario private da padre a figlia. Scostando il velo dall’icona, speriamo di avere svelato l’uomo David Lynch.

Station to Station

Station to Station

Station to Station

di Doug Aitken

Anno: 2015

Paese: USA

Durata: 71'

Primo lungometraggio dell’artista americano Doug Aitken, Leone d’oro della Biennale di Venezia nel 1999, il film racconta il viaggio da New York a San Francisco su un treno concepito come una “scultura cinetica di luce”.
62 ritratti, di 1 minuto ciascuno, che raccontano l’esperienza di viaggio di una comunità di creativi tra happening, concerti improvvisati e interventi site specific lungo la strada.
Un film che esplora gli infiniti linguaggi della creatività contemporanea e il significato stesso del fare arte. Tra i momenti più belli anche il racconto di un concerto con coro gospel tenuto da Beck nel deserto del Mojave.

Troublemakers: The Story of Land Art

Troublemakers: The Story of Land Art

Troublemakers: The Story of Land Art

di James Crump

Anno: 2015

Paese: USA

Durata: 72'

Le origini della Land Art, a cavallo tra anni ’60 e ’70. Nomi quali Michael Heizer, Walter De Maria, Robert Smithson: scopriamo come le loro innovative ricerche hanno saputo rompere i confini dell’arte tradizionale. La narrazione utilizza materiali originali e interviste rare.

Hieronymus Bosch – Unto dal diavolo

Hieronymus Bosch – Unto dal diavolo

Hieronymus Bosch – Unto dal diavolo

di Pieter van Huystee

Anno: 2015

Paese: Paesi Bassi

Durata: 86'

Nel 2016, il Museo Noordbrabants nella città olandese di Den Bosch ha tenuto una mostra speciale dedicata al lavoro di Hieronymus Bosch, morto 500 anni fa. Questo artista tardo-medievale ha vissuto tutta la sua vita nella città, provocando clamore con i suoi dipinti fantastici e assolutamente unici, in cui l’inferno e il diavolo hanno sempre avuto un ruolo di primo piano. In preparazione per la mostra, un gruppo di storici dell’arte olandese s’impegna a svelare i segreti della sua arte. Usano telecamere a infrarossi speciali per esaminare i disegni sotto la vernice, nella speranza di scoprire di più sulle intenzioni dell’artista. Cercano anche di stabilire quale dei dipinti può essere attribuito con certezza a Bosch, e quale invece ai suoi allievi o seguaci.

Monk With a Camera

Monk With a Camera

Monk With a Camera

di Tina Mascara

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 90'

Biografia di Nicholas Vreeland (nipote della celeberrima Diane Vreeland) che ha lasciato i privilegi di una vita internazionale da fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano. Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India, è tornato alla fotografia per raccogliere fondi e costruire il monastero.

Love is All

Love is All

Love is All

di Kim Longinotto

Anno: 2014

Paese: USA/Gran Bretagna

Durata: 70'

L’immagine dell’amore, ovvero l’amore nelle immagini dell’archivio nazionale del British Film Institute e di altri archivi inglesi, musicate da Richard Hawley (ex frontman dei Pulp) col tono lucidamente malinconico che gli è proprio: è questo il progetto di Love Is All, documentario sull’amore romantico dedicato a Farzana Parveen, la ragazza pakistana lapidata a morte, incinta, da suo padre e dai suoi fratelli, per una ragione di “onore”.

Dior and I

Dior and I

di Frédéric Tcheng

Anno: 2014

Paese: Francia

Durata: 90’

Parigi, primavera 2012. Alla maison Dior s’insedia il nuovo direttore artistico Raf Simons, con un’esperienza (anche presso Jil Sander) per il pret à porter maschile. Il gruppo di 30 avenue Montaigne gli chiede di onorare la tradizione del marchio, dettata dal leggendario couturier (1905-1957) in soli 10 anni di attività, ma anche di innovarla. Con l’aiuto del braccio destro Pieter Muller, lo stilista – che non ha dimestichezza col francese e non disegna bozzetti – ha otto settimane per realizzare la nuova collezione haute couture. Dovrà comunicare con precisione le proprie idee allo staff, ottenerne la totale collaborazione, affrontare la stampa e sorprendere il pubblico con una sfilata all’altezza.
Montatore di commercial nel settore fashion, Frédéric Tcheng ha co-prodotto e partecipato a riprese e montaggio di Valentino: The Last Emperor di Matt Tyrnauer (2008) e ha co-diretto (con Lisa Immordino Vreeland e Bent-Jorgen Perlmutt) Diana Vreeland – L’imperatrice della moda (2011). In Dior and I isola un segmento preciso – la creazione di una collezione donna -, decidendo di non invadere la sfera intima di Dior e Simons e di non citare gli apporti dei predecessori di quest’ultimo (soprattutto John Galliano, allontanato con imbarazzo dalla maison). Tcheng accosta di continuo Dior e Simons, accomunati da riservatezza e antidivismo, riportando estratti in voce over dell’autobiografia del francese (Christian Dior & I) che mettono in soggezione il belga per le analogie. Il confronto ha anche i toni del giallo, perché si mette esplicitamente Simons nei panni di Lady De Winter di Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock: lo spirito incombente di Dior aleggia ovunque, dal ritratto alle foto ai lussuosi film d’archivio, uno dei quali è proiettato sui capi in una scena notturna resa ancora più inquieta dallo score per violoncello di Ha-yang Kim.
Il chiaro intento celebrativo nei confronti della casa che ha vestito da Wallis Simpson a Jennifer Lawrence è bilanciato dall’attenzione per lo staff: grazie a un accesso senza precedenti scopriamo la divisione tra atelier tailleur e atelier flou (tessuti pesanti e leggeri) e conosciamo le prime sarte Florence e Monique. La loro umanità orgogliosa ridimensiona la grandeur della dirigenza di un gigante del lusso e lo stress della pressione congiunta su di loro dei vertici e di Simons (irritato da un sorprendente intoppo che rivela un piccolo segreto della maison). Le “tele” dei sarti sono la controparte fiera e materica del processo d’ispirazione che prende corpo tra i piani alti e le gallerie d’arte moderna; ma i due livelli sono indispensabili l’uno all’altro.
Procedendo verso il climax – la sfilata, che ricalca la produzione di un film (entrambi processi per definizione collettivi) ma anche l’estemporaneità della performance teatrale – Dior and I coglie l’eccitazione del backstage e di uno spettacolo cui si lavora fino all’ultimo secondo utile. Seguendo un mondo che per semplificazione si definisce effimero, è profondo nel rintracciare e condividere con l’osservatore (l'”I” del titolo) la passione, la fatica e l’emozione connesse ad ogni creazione.

Banksy does New York

Banksy does New York

Banksy does New York

di Chris Moukarbel

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 79'

Banksy “occupa” New York. Comunica al popolo del web di risiedere per un mese in città e lancia una vera e propria caccia al tesoro. Ogni giorno lascerà un segno, ogni giorno un’opera d’arte da scovare. Il regista Chris Moukarbel raccoglie e filma le straordinarie e divertenti reazioni dei newyorkesi. Banksy Does New York analizza così le reazioni del pubblico e segue il percorso dei lavori creati segretamente dallo street artist fornendo uno stimolo di riflessione sullo stato dell‘arte attuale. Banksy, artista di strada, con le sue opere e i suoi stencil ha “tappezzato” i muri di tutto il mondo, rivoluzionando l’approccio all’arte pubblica.

Wild style

Wild style

Wild style

di Charlie Ahearn

Anno: 1983

Paese: USA

Durata: 82'

Il leggendario graffittista Lee Quinones interpreta Zoro, uno tra i più importanti ed elusivi writer della città. Nel film si analizza la tensione tra la passione artistica di Zoro e la sua vita privata, con particolare attenzione il suo rapporto con Rose. Diventato un vero e proprio cult per il mondo dell’hip hop, questo documentario contiene spezzoni di breakdance, freestyle, mc locali e unturntablism di dj Grandmaster Flash, uno dei padri del genere.