Riuso creativo del cinema d’archivio
Riuso creativo del cinema d'archivio
Presentazione dei cortometraggi di AAMOD e Premio Zavattini, con Antonio Medici, Direttore Artistico del Premio Zavattini, Roberto Roversi, presidente nazionale UCCA e le registe Carla Oppo, Chiara Rigione, Beatrice Baldacci e Maria Iovine.
Modera l’incontro Antonio Borrelli, vicepresidente nazionale di UCCA.
Il Premio Cesare Zavattini viene da lontano: a lungo si è discusso in seno alla Fondazione Aamod su come favorire i giovani nell’accesso e nel riuso del patrimonio filmico conservato negli archivi. Il progetto che ne è scaturito ha poi assunto una sua identità peculiare, fondendo la dimensione formativa con quella produttiva. La formula, già presente nella prima edizione del 2016, si è via via consolidata nelle successive.
Al Premio possono concorrere, dunque, attraverso un bando pubblico, giovani film-maker professionisti e non, di qualsiasi nazionalità, di età compresa tra i 18 e i 35 anni: basta presentare il progetto di un cortometraggio documentario, della durata massima di 15 minuti, che preveda l’utilizzazione anche parziale del materiale filmico della Fondazione Aamod, degli archivi partner o di altri archivi. Tra i progetti pervenuti, una Giuria composta da cinque importanti personalità del cinema italiano sceglie i progetti finalisti, i cui autori hanno la possibilità di partecipare a incontri formativi e di sviluppo guidati da affermati professionisti. Al termine, la stessa Giuria seleziona tra i finalisti tre progetti vincitori che, oltre a utilizzare liberamente, con licenze Creative Commons, il materiale filmico dell’Aamod e degli archivi partner, ricevono servizi gratuiti di supporto per la realizzazione dei cortometraggi.
L’iniziativa intende stimolare e premiare l’originalità, la sperimentazione, anche il “tradimento” o il rimescolamento dei generi, in particolare nel riuso del cinema d’archivio. Non a caso è intitolata a Cesare Zavattini (scrittore, sceneggiatore, regista, giornalista, pittore, animatore culturale), uno dei padri del neorealismo italiano, ma anche sostenitore instancabile del cinema come libero, multiforme, creativo, irriverente strumento di conoscenza del reale in tutti i suoi aspetti.
Tutte le informazioni sono sul sito www.premiozattini.it.
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h. 19:00 mercoledì 10 dicembre
Lo sguardo delle donne sul lavoro
Lo sguardo delle donne sul lavoro
Presentazione dei cortometraggi del Working Title Film Festival con Marina Resta, Direttrice Artistica. Intervengono Chiara Rigione, regista e Presidente del circolo “Kinetta”, Diana Cusani, Presidente del circolo Textures e Michela Mancusi, Presidente Zia Lidia Social Club.
Modera l’incontro Antonio Borrelli, vicepresidente nazionale di UCCA.
Working Title Film Festival nasce a Vicenza nel 2016 per dare visibilità alla produzione audiovisiva indipendente che racconta con sguardi e linguaggi originali il mondo del lavoro e i molteplici temi che con esso si intrecciano.
L’obiettivo è dare visibilità alle opere audiovisive ai margini della distribuzione ufficiale e mainstream, al cinema emergente, creando una rete fra filmmaker indipendenti e pubblico.
Il festival vuole portare uno sguardo contemporaneo sui nuovi modelli e condizioni del lavoro, evidenziando non solo gli aspetti negativi, legati alla precarietà, alla frammentazione e alla riduzione dei diritti, ma anche le possibilità creative.
Direzione artistica: Marina Resta
Ufficio stampa: Giulio Todescan
Promosso da: LIES – laboratorio dell’inchiesta economica e sociale.
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h. 19:00 mercoledì 9 dicembre
Sofia
Sofia
di Meryem Benm’Barek
Festival di Cannes 2018 – Premio Miglior Sceneggiatura Sezione “Un Certain Regard”
Thessaloniki Film Festival – Premio FIPRESCI
Anno: 2018
Paese: Francia, Marocco, Qatar
Durata: 85’
Sofia, vent’anni, vive a Casablanca con i suoi genitori. Durante un pranzo di famiglia, ha violenti crampi allo stomaco. Sua cugina Lena, studentessa di medicina specializzanda in oncologia, capisce subito e con discrezione la situazione: Sofia sta per partorire. Nessuno sapeva della sua gravidanza e, usando come scusa la necessità di recarsi in farmacia, Lena prende l’iniziativa di portare Sofia all’ospedale, dove partorisce. Ma ci sono solo 24 ore per risolvere un grosso problema: Sofia deve sposarsi per non infrangere la legge. Inizia così la ricerca del padre…
Note di regia
“La mia storia è nata in modo spontaneo quando ho iniziato a domandarmi come un dramma di questo tipo potesse essere rivelatore del funzionamento di una società in tutti i suoi aspetti. Inoltre, il matrimonio incarna ancora il successo più grande che si possa raggiungere in Marocco. Permette di rafforzare la propria situazione sociale; per questo deve essere il più vistoso e sontuoso possibile…viviamo in una società basata sull’apparenza dove l’immagine che diamo di noi e della nostra famiglia è fondamentale. I genitori di Sofia sono più preoccupati delle origini modeste del padre del bambino che della nascita in sé e per loro la gravidanza della figlia è meno drammatica del suo inevitabile matrimonio con un ragazzo che proviene dai quartieri popolari. Si tratta di salvare il loro onore e quello della loro figlia ma anche (e soprattutto) di preservare la loro immagine davanti agli altri, soprattutto perché il dramma arriva in un momento cruciale in cui stanno per siglare un contratto con il cognato francese che cambierà le loro vite e permetterà loro la scalata sociale”.
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dalle 20:00 alle 24:00 lunedì 28 dicembre
Amaranto
Amaranto
di Emanuela Moroni e Manuela Cannone
Rome Independent Film Festival 2018 – Premio Miglior Documentario Italiano
Anno: 2018
Paese: Italia
Durata: 80’
Serge Latouche, Helena Norbert-Hodge, Franco Arminio, John D.Liu, Starhawk, Pandora Thomas e Alberto Ruz Buenfil, referenti dei movimenti mondiali in difesa del pianeta Terra, raccontano le emergenze che la società contemporanea si trova ad affrontare. Sono osservatori attenti e promotori di un immaginario collettivo che ruota intorno al concetto di bene comune; nelle loro parole, accanto alle difficoltà, emerge la possibilità di incidere positivamente sulle sorti della nostra specie e del pianeta.
Amaranto è un racconto in cinque tappe della vita di un essere umano. I protagonisti sono Verena Schmid, ostetrica promotrice del parto naturale, Franco Lorenzoni, maestro di scuole elementare, Etain Addey, contadina, scrittrice ed esponente del bioregionalismo, Alida Nepa, referente del cohousing San Giorgio di Ferrara e Saviana Parodi, biologa e permacultrice. Le loro storie offrono lo spunto per riflettere su scelte di vita lontane da quelle convenzionali e più vicine ai reali bisogni dell’essere umano e del pianeta.
Note di regia
“In un’epoca segnata da gravi crisi ambientali e sociali abbiamo scelto di rivolgere lo sguardo verso chi sta cercando di costruire e immaginare un mondo diverso, un mondo in cui ad ogni essere umano è riconosciuto il suo valore, dove è dato spazio alla comunità ed è ristabilita la profonda connessione che ci lega al pianeta Terra. Nascere, conoscere, viaggiare, abitare e rinascere, trovano un nuovo significato attraverso le storie di chi nella vita ha scelto il cambiamento, allontanandosi dall’immaginario collettivo. Amaranto parte da qui, dalla possibilità di andare oltre ciò che diamo per scontato, per raccontare una possibilità del cambiamento praticabile da ognuno di noi”.
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dalle 10:00 alle 24:00 lunedì 21 dicembre
Agalma
Agalma
di Doriana Monaco
77^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Sezione “Giornate degli autori”
Anno: 2020
Paese: Italia
Durata: 54’
Un vortice di attività ci immerge nella vita quotidiana del Museo Archeologico di Napoli. Allestimenti e restauri ne scandiscono il tempo mentre visitatori da ogni parte del mondo si perdono tra le sale, sospesi tra stupore e fascino. La bellezza del museo è colta non solo nell’evidenza della sua incantevole esposizione dell’arte classica, ma anche nelle relazioni intime e altrimenti invisibili che si realizzano al suo interno. Agalma (dal greco statua, immagine) è il museo come organismo vivente, in cui le opere si mettono in scena in tutta la loro matericità e forza espressiva.
Note di regia
“Nel film lo sguardo archeologico e lo sguardo cinematografico si sovrappongono, scrutano a fondo i corpi delle statue, tracciandone visioni, punti di vista e nuove possibilità interpretative. Agalma è la relazione che scaturisce tra l’opera e chi la osserva e ne è osservato in un continuo pellegrinaggio visivo tra gli spazi del museo, dove il mondo antico si manifesta come materia viva in bilico tra quotidianità e ineffabilità”.
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dalle 10:00 alle 24:00 mercoledì 23 dicembre
Nevia
Nevia
di Nunzia De Stefano
76^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Sezione “Orizzonti” Premio Lizzani
Tokyo International Film Festival – Selezione Ufficiale
Anno: 2019
Paese: Italia
Durata: 86’
Nevia ha diciassette anni: troppi per il posto in cui vive e dove è diventata grande prima ancora di essere stata bambina. Minuta e acerba, è un’adolescente caparbia, cresciuta con la nonna Nanà, la zia Lucia e la sorella più piccola, Enza, nel campo container di Ponticelli.
Note di regia
“L’adolescenza è il periodo decisivo e più controverso per la costruzione dell’identità e della personalità di un individuo. I ricordi della mia giovinezza appartengono ai dieci anni vissuti in un container nella periferia di Napoli, quando il terremoto degli anni Ottanta costrinse la mia famiglia a sfollare in un campo improvvisato, in attesa di una sistemazione adeguata. I giorni diventarono mesi e poi anni, ma la casa popolare non è mai arrivata e abbiamo imparato così ad adattarci a quella situazione drammatica, cercando di ristabilire una quotidianità e abituandoci a vivere dignitosamente anche con quel poco che avevamo. Le generazioni sono andate e venute, ma i campi container ancora esistono: si sono tramutati in un piccolo mercato immobiliare di serie Z, che offre spesso un tetto ai rifugiati di altre sfortunate realtà. Tuttavia, credo sarebbe limitativo ricercare solo nella mia autobiografia il valore di questa storia. Nevia è un racconto di formazione, la descrizione delle varie peripezie e dei tanti ostacoli che si frappongono tra una giovane adolescente e la conquista di una libera e matura consapevolezza di sé. Il contesto rappresenta soltanto lo sfondo di una vicenda che mira ad acquisire un significato universale. Nevia è una ragazza che combatte contro un destino che sembra già scritto, dalla famiglia o dalla società: è una Cenerentola moderna ma senza principe azzurro, che cerca con risolutezza il proprio posto nel mondo”.
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dalle 10:00 alle 24:00 domenica 20 dicembre
The rider – Il sogno di un cowboy
The rider – Il sogno di un cowboy
di Chloé Zhao
Festival di Cannes 2017 - Premio Art Cinema
SXSW Film Festival di Austin – Selezione Ufficiale
Anno: 2017
Paese: Usa
Durata: 103’
Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane cowboy Brady vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane, anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto.
Note di regia
“Abbiamo lavorato con una troupe leggera, girando nelle case delle persone, in luoghi reali. Abbiamo fatto in modo che le riprese, pur di scene reali, avessero un taglio cinematografico per far sì che la realtà entrasse perfettamente a far parte della narrazione. Attraverso il viaggio di Brady, sia dentro che fuori dallo schermo, spero di esplorare la nostra cultura riguardo alla mascolinità e di offrire una versione più sfumata del classico cowboy americano. Voglio anche far vedere un ritratto autentico del ruvido, onesto e bellissimo cuore dell’America che amo e rispetto profondamente”.
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dalle 20:00 alle 24:00 sabato 26 dicembre
Sola Al Mio Matrimonio
Sola al mio matrimonio
di Marta Bergman
Festival di Cannes 2018 – Acid
Rome Independent Film Festival – Premio “Miglior Attrice”
Anno: 2018
Paese: Belgio
Durata: 122’
Pamela, giovane Rom insolente, spontanea e piena di ironia, non assomiglia a nessun’altra ragazza della sua comunità. Vive con sua nonna e la sua bambina, ma sogna la libertà e mondi da esplorare. Rompendo con le tradizioni che la soffocano, parte alla volta dell’ignoto con tre sole parole di francese, un bagaglio e la speranza di un matrimonio in Belgio per cambiare il suo destino e quello di sua figlia, per essere finalmente una donna libera.
Note di regia
“Pamela sogna, si proietta in qualcosa di più grande, in un altrove. È ciò che la distingue dalle altre ragazze del villaggio. Tracciando il suo percorso, scopre l’amore che nutre per sua figlia e trova in sé stessa le risorse per allevarla da sola. Volevo un personaggio che lo spettatore amasse per la sua audacia, la sua gioia di vivere e il suo desiderio di imparare. Inoltre ho voluto che il film trovasse la sua coerenza nel legame forte, che prosegue nonostante l’assenza, tra madre e figlia. Così come sua madre, Bébé fa parte di una tradizione di personaggi femminili che, in diverse generazioni, fanno sentire con forza le loro voci. Il loro destino è alla base della storia che racconto”.
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dalle 20:00 alle 24:00 martedì 29 dicembre
Orfani del sonno
Orfani del Sonno
di Chiara Rigione
Selezione AAMOD e Premio Zavattini
Anno: 2020
Paese: Italia
Durata: 8' 56''
Le centraliniste, collegando gli spinotti, veicolano verso orecchie sconosciute i versi che Alfonso Guida scrisse nel 2012, nel poema “Irpinia” dedicato alle sue personali memorie sull’evento catastrofico vissuto da bambino in Basilicata. E dal passato, come attraverso messaggi vocali di Whatsapp, giungono a noi quei racconti con le voci di un uomo, di un adolescente e di una bambina, fino ai ruderi che ancora popolano alcuni nostri paesini.
“Orfani del Sonno” è un cortometraggio di found footage realizzato con materiale da diversi archivi audiovisivi, in particolare l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e l’archivio fotografico Ansa, fondendo immagini di reportage del terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980 con altre provenienti da tempi e luoghi lontani.
Bio-filmografia della regista
Chiara Rigione dal 2013 si occupa di cinema e produzione video, principalmente come montatrice, dopo la Laurea in Ingegneria Energetica. È presidente di Kinetta, un cine-club di Benevento che si occupa della promozione e diffusione della cultura cinematografica indipendente. Ha preso parte come assistente alla regia e montatrice alla realizzazione di cortometraggi e documentari selezionati in festival internazionali come il Napoli Film Festival, il Laceno D’Oro, Il Bogotà International Film Festival e il Laterale Film Festival. Dal 2014 organizza un laboratorio cinematografico denominato “Labus in Fabula” indirizzato a bambini dai 4 anni in su ed insegna cinema e arti visive in progetti extra-scolastici nelle scuole pubbliche primarie e secondarie. Nel 2018 il suo progetto di documentario con utilizzo di materiale d’archivio intitolato “Domani chissà, forse” è stato selezionato tra i dieci finalisti del Premio Zavattini Unarchive 2018/19 promosso da AAMOD e Istituto Luce Cinecittà. Nel 2019 lo stesso progetto è risultato tra i tre vincitori del premio e quindi prodotto e realizzato.