Fortissimo

Fortissimo

di Janine Piguet

Selezione Working Title Film Festival 5

Anno: 2019

Paese: Svizzera

Durata: 21’

Una pianista arriva in un nuovo appartamento. Ma appena trasloca la sua nuova vicina tenta in tutti i modi di impedirle di suonare. Il motivo: odia la musica classica. Presto inizia una guerra sonora tra le due donne, che molto rapidamente arriva a coinvolgere tutti gli abitanti del palazzo e la polizia.

Bio-filmografia della regista

Janine Piguet (1980) è attrice, sceneggiatrice e, da non molto, regista. Nel 2019 è stata nominata per gli Swiss Film Award come miglior produttrice per Bacha Posh, diretto da Katia Scarton-Kim, e ha interpretato il ruolo di protagonista dell’ultimo film di Jean-François Amiguet, a fianco di Bernard Verley. È stata sceneggiatrice per Francis Reusser. Il suo primo film da regista, Jusqu’Aux Etoiles, è stato premiato in 4 festival.

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Da martedì 8 a giovedì 10 dicembre

Il segreto della miniera

Il segreto della miniera

di Hanna Antonina Wojcik-Slak

Trieste Film Festival 2018 – Premio Giuria Giovanile “Miglior Film”

Warsaw Film Festival – Selezione Ufficiale

Anno: 2018

Paese: Slovenia, Croazia

Durata: 103’

A un minatore della Slovenia centrale viene assegnato un compito: riaprire e ispezionare un vecchio tunnel per consentire all’impresa privata, proprietaria della miniera, di chiuderlo definitivamente. Ma abbattendo via via le barriere di roccia e mattoni presenti all’interno del tunnel scoprirà molto di più: un segreto che non doveva scoprire e che gli impongono di riseppellire…

Note di regia

“Quando ho letto l’articolo su Mehmedalija Alić nel luglio 2010, sono rimasta profondamente colpita. Come regista, sceneggiatrice e narratrice, mi sono ritrovata davanti al compito di raccontare la sua storia. Quando ho sentito per la prima volta delle scoperte di Huda Jama e delle 4000 persone uccise segretamente nella miniera e sepolte ancora lì dopo 60 anni, ero sconvolta. Ci sono state molte discussioni a proposito della scoperta, ma sono state sempre strumentalizzate dalla politica. La mia angoscia cresceva perché mi rendevo conto che qualcuno mi stava nascondendo una verità giudicata troppo terribile. Poi ho ascoltato Mehmedalija che raccontava la storia e mi sono trovata davanti un uomo che non aveva paura di guardare la verità dritta negli occhi”.

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dalle 20:00 alle 24:00 domenica 27 dicembre

Il cinema che non si vede, a dicembre film e incontri

Il cinema che non si vede, a dicembre film e incontri di “Donne con la macchina da presa”

Torna per la seconda edizione “Il cinema che non si vede”, rassegna cinematografica realizzata da Ucca con il contributo della Regione Campania con la collaborazione di numerosi partner e le proiezioni di importanti registe.

Il filo conduttore di quest’anno sarà proprio “Donne con la macchina da presa”, per dare la giusta visibilità alle opere di registe donne, in un mondo professionale dominato dal maschile, e indagare cosa sia andato perso a livello di ricchezza artistica in questa disparità di genere.

Dall’8 al 30 dicembre, proiezioni online di 8 lungometraggi e 12 corti e incontri live con le autrici, per restituire l’interpretazione e lo sguardo sul mondo delle registe e far conoscere e mettere a valore il talento e l’ispirazione delle “Donne con la macchina da presa”.

Zavattini Live – La rassegna del Premio Zavattini

Zavattini Live – La rassegna del Premio Za

Partono in diretta live social una serie di presentazioni di film, reperibili in streaming, che hanno utilizzato in modo significativo ed originale la memoria d’archivio. Ospiti gli autori e i protagonisti per una rassegna cinematografica virtuale, realizzata in collaborazione con Ucca

On line su sulle pagine FB ufficiali del Premio Zavattini e di Ucca

Il primo appuntamento è per Mercoledì 18 Novembre 2020, dalle 18.30 alle 19.30, con la presentazione del film Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari (2018, disponibile su RaiPlay) di Simone Isola e Fausto Trombetta, che vi ritraggono la parabola biografica e artistica di un regista dalla grande libertà e coerenza espressiva. Ne parleranno Simone Isola e Valerio Mastandrea, che è stato al fianco di Caligari nella produzione del suo ultimo film, Non essere cattivo (2015).

Il secondo appuntamento è per Mercoledì 25 Novembre 2020, sempre dalle 18.30 alle 19.30: Daniele Gaglianone presenta il suo Dove bisogna stare (2018, disponibile sulla piattaforma streaming di ZaLab), un film che restituisce l’impegno di quattro donne nell’accoglienza dei migranti, ponendo questioni complesse e ineludibili all’Italia di oggi.

Mercoledì 2 Dicembre 2020, dalle 18.30 alle 19.30, sarà presentato Arrivederci Saigon (2018 disponibile su RaiPlay), un film di Wilma Labate che ripercorre la storia di cinque ragazze che nel 1968 partirono per una tourèe in Estremo Oriente: erano “Le Stars”, uno dei rari gruppi femminili italiani dell’epoca. Ne parleranno la regista Wilma Labate e il montatore Mario Marrone.

Gli incontri saranno moderati dal direttore del Premio Zavattini Antonio Medici, dalla coordinatrice Aurora Palandrani e dal vice presidente nazionale di Ucca Antonio Borrelli.

L’iniziativa, organizzata dal Premio Cesare Zavattini/UnArchive in collaborazione con Ucca, intende promuovere la visione e la conoscenza di film, di finzione e documentari, che utilizzano in modo creativo e originale i materiali tratti da archivi filmici e televisivi. Le presentazioni live si terranno sui canali social ufficiali del Premio Zavattini (https://www.facebook.com/PremioZavattini) e di Arci Ucca (https://www.facebook.com/UCCApagina); la presentazione di Dove bisogna stare andrà in diretta anche sulla pagina social di ZaLab (https://www.facebook.com/zaLab/).

Nel mese di Dicembre 2020 seguiranno altri appuntamenti.

Ucca al Carbonia Film Festival

Ucca al Carbonia FIlm Festival

Una Giuria di Ucca assegnerà il “Premio Ucca Carbonia Film Festival” al miglior film del concorso internazionale lungometraggi del Festival, che si svolgerà nella città del sud-ovest sardo dal 06 all’11 ottobre prossimi.

Il film premiato verrà proiettato nelle nostre sale ad Ancona e Napoli durante questa stagione.

La Giuria Ucca annovera due componenti della nostra presidenza nazionale: il vice-presidente nazionale Antonio Borrelli operatore culturale, programmatore, produttore e dirigente di Arci Movie Napoli e Chiara Malerba, esercente cinematografica, componente della Presidenza Nazionale Ucca, programmatrice e selezionatrice di Corto Dorico Film Festival, che insieme a Marino Martino Canzoneri, operatore culturale, Presidente Regionale ARCI Sardegna premieranno il miglior lungometraggio in concorso.

“Venezia 77” getta il cuore oltre la pandemia

Roberto Roversi

Presidente nazionale UCCA

“Venezia 77” getta il cuore oltre la pandemia

The global film industry has never been hit so badly in its entire history”: a queste accorate parole Alberto Barbera ha affidato, in un appello a Variety, il senso profondo del coraggioso tentativo di Venezia di rimettere in moto il circuito dei festival, da sempre cuore pulsante del cinema di qualità.

E poco importa se la line-up non ha il glamour pre-Oscar degli anni scorsi, se inevitabilmente i divi americani diserteranno e se il tappeto rosso sarà relegato ai fotografi. Se alcune conferenze stampa avverranno via Zoom, se gli accreditati dovranno osservare draconiane prescrizioni sanitarie.

Dopo i dolorosi annullamenti di Cannes, Telluride e Locarno era indispensabile dare un segnale di presenza, in tutti i sensi, uscire dal loop di mesi di streaming, riappropriarsi del senso comunitario della sala cinematografica.

Barbera e i suoi collaboratori, inoltre, hanno imbastito una selezione ufficiale di tutto rispetto: nonostante le forzate rinunce a “pesi massimi” come Leos Carax e Nanni Moretti, rimasti fedeli a Cannes 2021, il concorso presenta autori del calibro di Chloé Zhao, Amos Gitai, Andrej Končalovskij e la possibile rivelazione messicana Michel Franco, mentre l’Italia è ben rappresentata da Emma Dante, Susanna Nicchiarelli e dall’atteso “Notturno” di Gianfranco Rosi. Non so se andrà tutto bene, ma vale la pena provarci.

Notturno

Antonio Borrelli

Vicepresidente nazionale UCCA

Notturno

Dopo tanti mesi sono tornato finalmente al Cinema, in una sala purtroppo quasi vuota, per vedere Notturno di Gianfranco Rosi.
Il suo documentario (se si può ancora definire tale) è un viaggio unico in un Medioriente in cui i confini sfumano, le genti si mescolano e i luoghi si confondono.

Un percorso che, evidentemente, parte dalle tenebre e da un’oscurità primigenia, politica e sociale, che sembra avvolgere quelle terre, ma che cerca poi, nella vita di esistenze frammentate e marginali, una strada di luce e forse di speranza.

È innegabile l’abilità di Rosi nel costruire una composizione visiva di livelli eccelsi, il chè va sottolineato in considerazione anche del suo modo di lavorare in solitaria. Le cornici visive, però, risulterebbero stantie se dentro non ci fossero potenti sprazzi di un’umanità varia che, nella loro semplicità, riempiono di contenuto e invitano a lasciarsi andare per entrare in profondità.

Forse il merito più grande dell’autore Italo-americano sta proprio qua. Grazie al suo certosino metodo d’indagine e di ricerca, Rosi ci porta in ogni scena, ci accompagna in un cammino attraverso lo schermo cercando di farci vivere ogni situazione insieme ai diversi personaggi del film.

Se non si pretendono spiegazioni e si tralascia un approccio troppo spesso pregno di pregiudizi e di opinioni sul Medioriente, quella che si può compiere è una vera discesa negli inferi di conflitti che hanno creato lì una miseria e un dolore senza eguali. Tutto ciò è perfettamente evocato in un ospedale psichiatrico da alcuni pazienti che provano uno spettacolo mettendo in scena tutto il complesso panorama di vicende politiche che ha attraversato quelle aree e quei popoli, la qual cosa non può non cogliere nelle potenze occidentali il grande manovratore oscuro di trame perfide e disumane.

Per vedere “Notturno” bisogna accettare un codice nuovo che cerca un’empatia molto più articolata di quella che ottenevano tanti lavori, visti negli ultimi anni, mostrando la più cruda delle realtà, quella della guerra. Da questo punto di vista anche il lavoro sull’impianto sonoro del film è mirabile, il suono è un suono d’ambiente, spesso tarato su silenzi che non possono non spingere ad una profonda introspezione chi osserva lo scorrere della narrazione e che , di tanto in tanto, sono interrotti in lontananza dall’eco di raffiche di mitra e di esplosioni, un radicale e contrastato sottofondo con il loro carico di tensione e di apprensione.

Ho letto diverse recensioni critiche nei confronti del film, molte impostate su una polemica di natura etica rispetto al dolore mostrato sullo schermo, con diverse sequenze messe sotto accusa, a partire da quella di una madre che piange il figlio nella prigione in cui è stato torturato ed ucciso, fino ad arrivare a quelle di una scuola in cui sono alcuni bambini a raccontare, a parole e con dei disegni, le tragedie vissute e le torture inimmaginabili che hanno dovuto subire.

Credo, tuttavia, che Rosi non abbia superato alcun limite, ma che anzi, anche nei momenti più strazianti, sia stato sempre molto rispettoso delle persone e delle situazioni che raccontava, mantenendo sempre una posizione della camera molto delicata nello spazio fisico e uno sguardo che, per me, non ha mai cercato in alcun modo di strumentalizzarne la sofferenza.

L’unica scena su cui si può discutere in tutto il film è quella della stanza di una prigione in cui sono detenuti numerosi prigionieri dell’Isis, in condizioni che evidentemente non rispettano alcun principio di umanità. Lì, lo ammetto, qualche interrogativo me lo sono posto, ma si tratta di un’unica sequenza in film intero e non può valere come argomento per minarne l’impianto complessivo.

Altri ancora contestano al modo di lavorare di Rosi sulla base di una ormai obsoleta e mai veritiera differenza tra realtà e finzione, per cui il documentario dovrebbe quasi restare in un campo di esclusiva restituzione della realtà senza avventurarsi in terreni che non gli sarebbero propri. Evidentemente qui scontiamo, nel nostro paese, un deficit culturale ancora rilevante, che tende a classificare il documentario in una categoria stringente alla quale pare si voglia, a volte, negare anche la dignità di essere Cinema.

Il racconto della realtà rappresenta da sempre uno sguardo ed in quanto tale è soggettività, che può esprimersi anche mettendo in scena situazioni ed innescando contesti calati nel reale, il tutto purché, a mio avviso, ci sia sempre un rispetto dell’autenticità che significa tenere nel giusto conto quello che ogni persona può regalare ed offrire ad una narrazione che voglia essere cinematografica.

Perciò se, nel fare cinema con la realtà e nel costruire un tale schema narrativo, si aderisce a questa basilare regola di condotta, dal mio punto di vista, è lecito non solo creare o ricreare momenti che traggono linfa dalle situazioni reali delle persone coinvolte, ma tutto ciò significa anche che si sta al tempo stesso compiendo un’operazione da collocare, moralmente e eticamente, in un alveo di piena legittimità.

In definitiva, ancora una volta, Gianfranco Rosi riesce a tracciare un’avanguardia, forse è destino che questo grande narratore cinematografico debba scontrarsi, sopratutto in Italia, con posizioni estremamente critiche del suo operato, mentre all’estero ormai da tempo è universalmente riconosciuto come uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo.

Consiglio scontato ed ovvio è di correre a vedere Notturno, non so quanto possa restare in sala un film del genere, ma vale assolutamente la pena vederlo, se decidete di farlo, spogliatevi, però, di ogni pregressa convinzione e provate semplicemente ad aprirvi ad uno straordinario flusso audiovisivo.

Piccolo manuale di sopravvivenza alla chiusura temporanea dei cinema

Roberto Roversi

Presidente nazionale UCCA

Piccolo manuale di sopravvivenza alla chiusura temporanea dei cinema

Non è la stessa cosa, lo sappiamo bene. Soprattutto per i cinefili cronici che ci sono assunti la missione di aggregare le persone attraverso il cinema. Ma i tempi sono cupi, i 4.000 schermi italiani sono spenti e i nostri circoli inesorabilmente chiusi e in grave sofferenza.

E se i giganti del web, che si sono mostruosamente arricchiti rubandoci dati personali per due decenni, approfittano ulteriormente dell’emergenza sanitaria per allargare la già sconfinata platea delle loro piattaforme, ci sono fievoli, ma importanti segnali di una risposta culturale da parte di enti e istituzioni che non si rassegnano a lasciarci orfani (temporanei) di contenuti di qualità.

A partire dalla Cineteca di Milano, che offre una vasta library di film, consultabili comodamente da casa, garantendo gratuitamente l’accesso a materiale dal grande valore storico: tra le tante proposte, grandi capolavori del cinema muto come Femmine folli di Erich Von Stroheim (1921), Crepuscolo di Gloria di Josef Von Sternberg (1928) e il celebre Faust di Friedrich Wilhelm Murnau (1926).

Una quarantena ultra-cinefila ci viene proposta dagli amici della FIC: dopo il forzato rinvio della 38^ edizione del glorioso Bergamo Film Meeting a fine maggio, ci intrattengono con 5 pezzi facili, quattro film passati in rassegna nelle precedenti edizioni del Festival + un film premiato dalla critica, disponibili on demand sul canale Vimeo di Lab 80 fino al 28 marzo al prezzo ridottissimo di € 0,99 (tra i quali mi permetto di segnalare il fondamentale “Austerlitz” di Sergei Loznitsa).

Altrettanto lodevole è l’iniziativa di Open DDB, che condivide a rotazione, in uno “streaming di comunità”, il suo intero roster di fiction e documentari, mentre per chi ama archivi o materiali di reportorio, il consiglio è quello di attingere alle sconfinate praterie del Luce, di AAMOD o di RaiPlay.

Anche gli amici di Zalab hanno deciso di rendere disponibili per la loro community di iscritti la visione in streaming di tutti i titoli del loro catalogo di cinema del reale (che sentiamo un po’ anche nostro, visto che sono partner storici dell’Italia che non si vede).

Una vera messe di titoli è quella messa a disposizione online dall’Ischia Film Festival: grazie all’adesione degli autori, sono gratuitamente visibili praticamente tutti i film selezionati nelle passate edizioni.

Ma anche Arci & Ucca si sono prontamente attivate: a Viterbo, lo staff della rassegna “Immagini dal Sud del Mondo”, grazie al supporto di alcune case di distribuzione e servizi di streaming, selezionano ogni giorno insieme agli studenti di AUCS grandi film da vedere gratuitamente, ogni volta su diverse tematiche sociali.

SIAE: dichiarazione di ottemperanza – COVID 19

SIAE -COVID19

SIAE: dichiarazione di ottemperanza – COVID 19

Nel caso in cui comitati e circoli intendano confermare eventi ed iniziative in programma, è fondamentale una applicazione scrupolosa delle prescrizioni.

A questo proposito la SIAE chiederà agli organizzatori degli eventi una “Dichiarazione di ottemperanza” alle prescrizioni del DPCM 04.03.2020, per poi segnalare alle Prefetture competenti le manifestazioni confermate.
A loro volta le Prefetture hanno ricevuto indicazioni dal Capo della Polizia di promuovere con gli organizzatori di eventi una interlocuzione finalizzata al rispetto delle prescrizioni.

Richiamiamo alcune fondamentali prescrizioni, rimandando alla lettura integrale dei decreti emanati:
– è necessario evitare un affollamento tale da impedire la distanza di sicurezza interpersonale di un metro;
– vanno esposte le informazioni sulle misure di prevenzione (trovate la locandina nella Banca dati sul Portale ARCI, nella cartella “Circoli”);
– vanno messi a disposizione liquidi disinfettanti per l’igiene delle mani (soluzioni idroalcoliche);
– è prescritta come misura igienico sanitaria la pulizia delle superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol.

I gemelli D’Innocenzo tornano a Berlino con ‘Favolacce’

BERLINALE

I gemelli D’Innocenzo tornano a Berlino con ‘Favolacce’

Applausi per il ritorno in concorso dei fratelli romani

Tornano a Berlino, ma questa volta in concorso con il loro Favolacce. I fratelli D’Innocenzo, Damiano e Fabio, gemelli del 1988, cresciuti fra Tor Bella Monaca e il litorale laziale. Talenti puri, autodidatti, ironici che seguiamo da tempo. Il loro sorprendente esordio, La terra dell’abbastanza, ci aveva colpito tanto da inserirlo nella nostra rassegna L’Italia che non si vede. E quest’anno l’aria che arriva dalla Germania è che potrebbero vincere un premio importante, facendo tutti gli scongiuri del caso, questo rumor ci rende particolarmente felici. Per ora abbiamo le reazioni da Berlino e sono state decisamente positive. Loro naturalmente giocano al ribasso: «A Berlino dalla porta principale? Noi siamo abituati a entrare dal retro, a scavalcare le staccionate…». Ma del resto come dargli torto.

Il film è in uscita in Italia il 16 aprile. La storia è di quelle corali di una piccola borghesia di un villaggio laziale dove scorre una rabbia sopita, un malessere sotterraneo.

Alla conferenza stampa di presentazione a Berlino, Elio Germano fa un passaggio sul senso e significato della ‘rabbia’ per il nostro paese ma che assume un significato particolare anche nel film. Vite, storie, rapporti familiari in una periferia di Roma ma che potrebbe essere ovunque. Una rabbia che non si arrende, si alimenta, che involve.
I fratelli D’innocenzo rappresentano quel senso del cinema che non si compiace, che sceglie le strade più faticose da raccontare ma che alla fine regala quella speciale magia del cinema che si chiama: emozione.